Il Risorgimento a Città di Castello

Situata all’estremità settentrionale del territorio umbro, al confine dello Stato pontificio con il Granducato di Toscana, Città di Castello fu il primo importante centro urbano occupato dalle truppe piemontesi l’11 settembre 1860, quando invasero Umbria e Marche. Si trattò della liberazione da un regime dispotico e clericale auspicata dalle energie intellettuali e produttive più vive della città, in un contesto rurale ancora arretrato e in genere fedele all’autorità papale. Inoltre, per i tifernati, l’entrare a far parte della grande Famiglia Italiana significò tangibilmente veder abbattuto il secolare e irrazionale confine statale che divideva l’Alta Valle del Tevere e che impediva lo sviluppo della sua economia.
Un’unificazione italiana comunque agognata nella sua dimensione più vasta, dal momento che numerosi altri volontari – soprattutto artigiani – sarebbero partiti da Città di Castello per combattere con Garibaldi in Trentino nel 1866 e nell’Agro Romano nel 1867.
Per sottolineare quanto fossero sentiti gli ideali liberali e patriottici localmente giova ricordare che furono in totale 447 i volontari tifernati nelle campagne risorgimentali dal 1831 al 1867, nella quasi totalità residenti in un centro urbano che contava poco più di 5.000 abitanti. Un’adesione così numerosa testimonia che la lotta per l’Unità italiana fu autenticamente popolare. Un ideale che rimase vivo anche in un territorio come quello altotiberino, emarginato tra gli Appennini, e che maturò negli anni per la coraggiosa attività clandestina di patrioti che seppero raccordarsi con i cospiratori toscani e romagnoli.
I testi e la documentazione nel sito sono tratti dalla nella mostra documentaria “Il Risorgimento a Città di Castello”, curata da Alvaro Tacchini e allestita dal Centro Fotografico Tifernate a Palazzo Vecchio Bufalini nel 2011, e dal volume con il medesimo titolo pubblicato in tale occasione, per i tipi di Petruzzi Editore, da Alvaro Tacchini e Antonella Lignani.