Il territorio tra Città di Castello e Fratta (poi Umbertide) in due carte ottocentesche.

Il comitato segreto di Fratta (Umbertide)

Nell’aprile del 1860 una serie di episodi insurrezionali in Sicilia crearono le premesse per un intervento militare di volontari guidati da Garibaldi a sostegno dei rivoltosi. Mentre prendeva il via la Spedizione dei Mille, la “Commissione direttiva per le Provincie Romane soggette” cominciò a stringere le fila della rete dei nuclei patriottici attivi nello Stato pontificio. L’organizzazione degli esuli aveva sede a Firenze, ma stabilì a Cortona il coordinamento dei comitati umbri. Volle innanzitutto conoscere con precisione le loro forze effettive, senza una sopravvalutazione che avrebbe potuto avere effetti nefasti.
Per quanto riguarda il territorio altotiberino, si conoscono i dati inviati a maggio dal comitato di Fratta, l’odierna Umbertide: poteva contare su una dozzina di giovani, che sarebbero raddoppiati in situazioni di particolare entusiasmo. Il comitato di Città di Castello avrebbe in estate assicurato l’apporto di almeno 150 giovani nel caso di azione unitaria dello schieramento patriottico, di una sessantina se si fosse mossa solo l’ala radicale, in dissenso con Cavour.
Per ragioni di sicurezza, i responsabili dei comitati locali erano identificati da uno pseudonimo. Quello di Fratta si chiamò, in vari momenti, Fabio, Milziade e infine Furio. Il nucleo umbertidese aveva il recapito presso il tabaccaio GioBatta Ciangottini, teneva sotto controllo la strada per l’eremo di Monte Corona, dove si sospettava avvenissero “misteriosi convegni di preti e reazionari d’ogni specie”, e inoltre aveva una spia a Pierantonio, tal Carlani, che sorvegliava le persone in transito per Perugia. L’intesa con il capoluogo provinciale era totale; si legge in un loro messaggio ai perugini: “I nostri sentimenti sono tanto confacenti con i vostri che da qui innanzi potete considerare il nostro paese come un sobborgo della vostra città […]”.
L’articolo è un estratto, privo delle note che corredano il testo di Alvaro Tacchini nel volume: Alvaro Tacchini – Antonella Lignani, “Il Risorgimento a Città di Castello” (Petruzzi Editore, Città di Castello 2010).