L’opuscolo con il quale i tifernati chiesero il sostegno degli abitanti di Fratta (Umbertide) per ottenere l’aggregazione dell’Alta Valle del Tevere umbra alla provincia di Arezzo.

Il malcontento dei tifernati

Una mobilitazione unitaria vi fu a difesa del patrimonio di dipinti, oggetti di belle arti, libri e documenti degli enti ecclesiastici soppressi. L’articolo 20 del decreto dell’11 dicembre 1860 prevedeva di devolverlo a biblioteche e istituzioni scolastiche. Quando però parve concretizzarsi l’eventualità che tale patrimonio fosse tolto alla città per essere assegnato all’Accademia di Belle Arti di Perugia, il malcontento esplose in forma eclatante.
Un altro provvedimento alimentò l’esasperazione dell’opinione pubblica locale: la suddivisione amministrativa della provincia. Città di Castello venne inserita all’interno del circondario di Perugia e la si qualificò semplicemente come capoluogo del mandamento altotiberino umbro invece che – come auspicavano i tifernati – capoluogo di un proprio circondario.
L’agitazione dei tifernati sortì effetti positivi in merito agli oggetti di belle arti e ai libri. Non produsse invece i risultati sperati la pressione esercitata per evitare il “declassamento” della città a semplice capoluogo di mandamento.
Per conseguire la meta, i tifernati paventarono anche la secessione dalla provincia della parte umbra dell’Alta Valle del Tevere. Sin dal 22 dicembre 1860, la giunta municipale chiese infatti che l’intero mandamento fosse aggregato “ai vicini paesi delle provincia Toscana”, ai quali si sentiva unito “con ogni maniera di legami e rapporti”; in subordine, chiedeva per Città di Castello il ruolo di capoluogo di circondario, anche per “ovviare agli sconci inevitabili” provocati dall’eccessiva distanza da Perugia.
L’offensiva diplomatica di Città di Castello per raccogliere il consenso al progetto degli altri Comuni altotiberini umbri finì però con lo scontrarsi con la decisa opposizione degli umbertidesi.
L’articolo è un estratto, privo delle note che corredano il testo di Alvaro Tacchini nel volume: Alvaro Tacchini – Antonella Lignani, “Il Risorgimento a Città di Castello” (Petruzzi Editore, Città di Castello 2010).