La guerra e la società altotiberina

Come in tutta Italia, nel centri della valle si costituirono Comitati di Assistenza Civile per dare sostegno alle famiglie bisognose dei combattenti. Esse avevano diritto a un sussidio statale giornaliero, insufficiente però a garantire una dignitosa sopravvivenza. L’attività dei Comitati mise a nudo le contraddizioni sociali, con ampi settori dei ceti benestanti che non concorsero finanziariamente secondo le loro possibilità. Inoltre rivelò la vulnerabilità di una gioventù lasciata a se stessa, laddove gravava solo sulle donne l’onere del sostentamento della famiglia.
Durante la guerra la valle ospitò reparti dell’esercito a Città di Castello, Sansepolcro e Anghiari e importanti strutture ospedaliere militari a Città di Castello. Inoltre dette accoglienza, in particolar modo a Umbertide e a Pieve Santo Stefano, a comunità di profughi evacuati dalle zone di guerra. Vi giunsero pure distaccamenti di prigionieri di guerra austro-ungarici, impegnati per lo più in lavori boschivi, stradali e minerari.
Ai disagi dovuti al conflitto, si aggiunsero i lutti e le sofferenze provocati dal terremoto del 26 aprile 1917, che distrusse Citerna e Monterchi, e dall’epidemia influenzale detta “spagnola”.