I sussidi alle famiglie dei combattenti

Lo Stato garantì un sussidio giornaliero alle famiglie alle quali, per il richiamo alle armi del congiunto, veniva a mancare chi garantiva i mezzi di sussistenza. Nei comuni altotiberini, la moglie del militare aveva diritto a L. 0,60 e ogni suo figlio a L. 0,30 (però, se di età superiore a 12 anni, doveva essere inabile al lavoro). Qualora il militare non era sposato, i due genitori di età superiore a 60 anni, o comunque inabili al lavoro, percepivano L. 1; un solo genitore L. 0,60; un fratello o sorella L. 0,60 e ogni altro fratello o sorella L. 0,30. Nei comuni capoluoghi di provincia e di circondario le cifre erano superiori di circa 10 centesimi. Tali somme rimasero invariate nei primi due anni di guerra, nonostante il costante aumento del costo della vita.

La famiglia di un soldato che lasciava a casa la moglie con due bambini e un genitore inabile al lavoro riceveva dunque un sussidio giornaliero di L. 1,80, inferiore alla paga quotidiana di un manovale, che si aggirava sulle 2 lire.

Un leggero ritocco dei sussidi avvenne nel maggio del 1917, aggiungendo altri 10 centesimi a beneficio di ciascun membro della famiglia. Si trattava comunque di un incremento assai inferiore all’aumento dei prezzi dei beni di prima necessità verificatosi nel frattempo.

Le frammentarie informazioni emerse dagli archivi locali offrono comunque uno spaccato indicativo dell’erogazione dei sostegni finanziari alle famiglie dei militari. Nel 1916, lo Stato ne sussidiava 684 di Sansepolcro, 660 di Anghiari, 227 di Monte Santa Maria Tiberina, 183 di Montone e 782 di Umbertide, dove ciascuna percepiva mediamente circa una lira al giorno. Nel 1918 il numero di quelle umbertidesi sarebbe lievitato a 1.314, per un totale di circa 5.000 persone.

La modestia del sussidio governativo fu alla base della mobilitazione dei Comitati di Assistenza Civile, il cui scopo primario era proprio distribuire contributi integrativi alle famiglie bisognose dei richiamati.

Per quanto riguarda la loro consistenza, nel 1915 quello tifernate assegnò sussidi da L. 3 a L. 12 al mese a 154 braccianti, 390 sussidi una tantum da L. 15 a L. 40 a mezzadri e braccianti, oltre ad altre sovvenzioni mensili, quindicinali, settimanali e straordinarie. […]

Naturalmente i Comitati acquisivano informazioni sullo stato sociale dei richiedenti, accertandone l’indigenza e, con la verifica dei medici, le precarie condizioni di salute.