In alto, prigionieri austro-ungarici approdano nella valle. Sotto: prigioniero austriaco.
Ammassamento di prigionieri sulle Alpi

Prigionieri austro-ungarici nell’Alta Valle del Tevere

La cattura di soldati dell’esercito austro-ungarico sollevò il problema del loro concentramento in zone dalle caratteristiche appropriate e lontane dal fronte bellico. Naturalmente si aprì la possibilità dell’impiego di parte dei prigionieri di guerra in lavori di pubblico interesse. Nel maggio del 1916 i prefetti inviarono circolari per rendere nota l’opportunità e per disciplinarne l’uso. Rimarcarono innanzitutto che non bisognava in alcun modo pregiudicare l’occupazione dei lavoratori locali.

La prima notizia di prigionieri austro-ungarici nell’Alta Valle del Tevere è del maggio del 1917, con l’arrivo alla stazione ferroviaria di Città di Castello di 105 prigionieri di nazionalità slava, destinati a lavorare nella miniera di lignite situata presso Sansecondo. Alloggiati nella scuola elementare della frazione, venivano condotti quotidianamente alla miniera. Il giacimento lignitifero, detto inizialmente “in Paterna” o “di Caiperino e Terranera”, era stato riattivato nel 1909, dopo quasi mezzo secolo di abbandono. Poc’altro si sa di questo distaccamento, che dipendeva dal Reparto Prigionieri di Guerra di Cassino.

A Umbertide si pensò al ricorso ai prigionieri di guerra per l’approvvigionamento a basso costo del fabbisogno invernale di combustibile per la popolazione indigente. Per il taglio del bosco nella zona di Monteacuto, giunsero da Cassino 30 prigionieri, il cui impiego si protrasse dal novembre 1917 al maggio 1918.

Anche Sansepolcro ebbe un distaccamento di prigionieri di guerra. Li si impiegarono in lavorazioni boschive per il Commissariato Generale per i Combustibili Nazionali. Alloggiarono in baracche presso Aboca. La loro vicenda fu drammatica, perché nell’ottobre del 1918 l’epidemia influenzale detta “spagnola” seminò la morte tra di essi. Erano circa 130, venivano alimentati con un “pasto ordinario costituito di aringhe, patate, cavoli” e poco altro e vivevano in precarie condizioni di igiene e pulizia.

Gruppi di prigionieri austro-ungarici vennero impiegati per opere di rimboschimento in tutta la fascia appenninica.

L’impiego della manodopera dei prigionieri si protrasse anche dopo la conclusione del conflitto. Al Comune di Monte Santa Maria Tiberina ne furono concessi 20 per lavori alle strade per Lippiano e Monterchi.

Circa 200 prigionieri furono concessi nel dicembre 1918 al Comune di Pietralunga per i lavori di sterro della strada per Cagli.

Nell’allegato, i nomi conosciuti dei prigionieri di guerra austro-ungarici deceduti nella valle.