Deportazione di civili

Il nazismo fece tante altre vittime non ebree nei lager di cui erano disseminati la Germania e tutto il territorio europeo sotto il suo controllo. Vi morirono, dopo essere stati sfruttati nel modo più brutale, prigionieri di guerra, detenuti per motivi politici, “diversi” di varia natura (da omosessuali a zingari e Testimoni di Geova), e un numero impressionante di civili deportati dai paesi di origine per un motivo molto semplice: farli lavorare nelle fabbriche e nei campi in sostituzione dei tedeschi che combattevano al fronte.

Anche l’Alta Valle del Tevere ha pagato il suo tributo. Ben 62 soldati dei comuni del solo Altotevere umbro (42 nel territorio tifernate) perirono di stenti in prigionia nei lager nazisti. E poi i deportati civili, anche molto giovani: a Mauthausen, in Austria, ne morirono quattro di San Giustino, uno di Citerna e uno di Sansepolcro; a Buchenwald un altro di San Giustino; a Kahla, nella Turingia tedesca, quattro di Città di Castello e uno di Umbertide.

I tedeschi attuarono, con l’attiva complicità dei fascisti locali, due grandi rastrellamenti nel nostro territorio: il 7 e l’8 maggio a Umbertide e Città di Castello; all’inizio di giugno a Sansepolcro e Sangiustino. Questi ultimi finirono a Mauthausen e nei lager satelliti nei pressi di Linz. Castellani e umbertidesi a Kahla, dove Hitler ordinò di costruire una delle armi segrete con le quali sperava di capovolgere le sorti del conflitto.

 

 

La storia degli “schiavi di Hitler” altotiberini è ricostruita nel volume Deportati. Dall’Alta Valle del Tevere ai lager nazisti, curato da Alvaro Tacchini e prodotto dalla Scuola Grafica dell’Istituto di Istruzione Superiore “Ugo Patrizi” di Città di Castello con il patrocinio della provincia di Perugia.
Per ulteriori informazioni sul lavoro forzato dei deportati a Kahla, si suggerisce la consultazione del sito 
www.walpersberg.de