Deportazione di civili Foto recente dell’ex lager di Kahla.

Kahla dopo la guerra

Subito dopo la liberazione di Kahla, gli americani inviarono nella zona reparti dell’intelligence, il Combined Intelligence Objectives Sub Committee. Si impossessarono di molti documenti tecnici e, con le componenti che trovarono negli impianti, riuscirono ad assemblare cinque Messerschmitt Me 262. In quei mesi i tedeschi erano stati in grado di completarne 27, una quantità assai inferiore a quella sperata.
Prima di evacuare la zona, i responsabili della REIMAHG avevano distrutto molta documentazione. Nel frattempo, però, un polacco di Varsavia deportato a Kahla, Franz Stemler, era riuscito con altri compagni a prelevare dalla cancelleria del lager dei documenti molto compromettenti. Li consegnò ai sovietici quando, dopo poche settimane, la Turingia passò sotto il loro controllo. Sarebbero poi serviti a incriminare Fritz Sauckel, plenipotenziario per l’impiego della manodopera straniera nel Terzo Reich, poi giustiziato a Norimberga, e a mettere a nudo le responsabilità di chi si era macchiato delle maggiori nefandezze alla REIMAHG di Kahla.
Negli anni successivi parte delle sue strutture vennero demolite. Alcuni siti servirono invece come depositi di munizioni ed esplosivi delle forze armate della Repubblica Democratica Tedesca fino al 1990.

Attualmente un’associazione di volontari di Kahla sta lavorando al progetto di un museo all’interno della gallerie del Walpersberg [1]

Per ulteriori informazioni sul lavoro forzato dei deportati a Kahla, si suggerisce la consultazione del sito www.walpersberg.de


. Ogni anno vi si celebra una giornata europea della memoria, il 12 maggio.[1]