Il racconto di Medoro

Un po’ della storia dei deportati civili ce la racconta Corrado Coltrioli, conosciuto come Medoro a Città di Castello. Lo presero a Rignaldello dei fascisti e ricorda bene chi era “’l più asassìno, el capobanda”. Dopo la guerra emigrò per terre lontane: e fece bene.
A soli 16 anni e qualche mese Medoro finì in Germania, a Kahla, su un treno merci, tra tanti compagni di sventura ammassati “come bestie”. Di Città di Castello erano almeno 22; di Umbertide e Montone una quindicina. Cercarono di restare uniti, e in parte ci riuscirono, perché con il tempo li smistarono nei vari lager della zona: ne esistevano più di venti.

Per un anno fu una vita di sofferenze…

Il resto del testo è nel documento allegato.