Il monastero de La Verna.
Direttrici dell'attacco alleato alla Linea Bruna.
Montalone

Verso La Verna e la Linea Bruna

Da fine agosto 1944, mentre procedeva la lenta e difficoltosa avanzata alleata oltre Caprese Michelangelo e Montedoglio, si combatteva accanitamente a Rimini. Era l’Operazione Olive, avviata con l’obbiettivo di tenere impegnato il grosso delle forze germaniche verso la costa adriatica per indebolirne le difese sull’Appennino emiliano e aprirvi una breccia in direzione di Bologna, Ferrara e Comacchio. In tale contesto strategico il fronte nell’Alta Valle del Tevere assumeva un ruolo secondario. Ciò spiegava, oltre all’abile tattica difensiva tedesca, il cauto incedere della 10a divisione indiana.

Anche sui monti tra Caprese Michelangelo e La Verna il contributo dei genieri anglo-indiani si mantenne essenziale. Per supportare l’offensiva, dovettero rimediare alle “formidabili demolizioni” effettuate dal nemico sulle strade di quel territorio alpestre: tratti di strade a strapiombo erano stati fatti esplodere, posizionando altre mine nei crateri provocati dalle bombe; in altri punti dei grandi alberi ostruivano il percorso. Fu in tale zona che la compagnia 61 dei genieri eresse “il più grande ponte da essa mai costruito, un DD Bailey di 150 piedi [circa 46 metri]”.

Eppure il progresso degli Alleati era costante. Il 31 agosto risalirono il Singerna e raggiunsero Faeta. L’indomani assunsero il controllo di Poggio di Stantino e Poggio di Garavone. Tra il 2 e il 3 settembre, mentre a valle veniva definitivamente liberata Sansepolcro e i primi mezzi corazzati raggiungevano a fatica il territorio di Pieve Santo Stefano, i punjabi della 25a brigata conquistavano Poggio Castelvecchio e lanciavano una prima incursione su Montalone, posizione chiave lungo la strada dalla Valtiberina toscana a La Verna. Nel tentare, inutilmente, di difenderla, i tedeschi persero 20 uomini; altri 16 furono catturati. Poi l’attacco decisivo, il 5 settembre, ai capisaldi della Linea Bruna. I punjabi assaltarono alla baionetta Monte Faggiolo, respingendo poi cinque contrattacchi. Nella notte Passo Pratelle venne aspramente conteso, a prezzo di pesanti perdite in entrambi gli schieramenti. Alla fine i reparti indiani si imposero e il giorno seguente conquistarono anche Monte della Modina e Monte Castelsavino, le alture a ovest di Bulciano. Si combatté anche all’arma bianca, sotto la pioggia. Sulla cresta montuosa furono raccolti i corpi di 65 tedeschi. Poi, agli esausti punjabi, subentrò il King’s Own.

Mentre infuriava la battaglia sulle alture a nord-est di Monte Penna, il 5 settembre gli anglo-indiani, provenienti da Chiusi, assumevano il controllo anche de La Verna. Nei giorni precedenti erano stati fatti segno a colpi d’arma da fuoco dal convento e ciò li aveva infastiditi per “le molte assicurazioni dei monaci che la loro sede non era occupata dal nemico”. Il celebre sito francescano rischiò di diventare bersaglio di un’incursione aerea per annientare la postazione tedesca. Lo salvarono le avverse condizioni meteorologiche: “[…] forse fortunatamente, a causa delle nuvole basse, l’aereo non riuscì a vedere l’obbiettivo e ritornò alla base senza sganciare bombe”.

 

Per il testo integrale con le note e i riferimenti iconografici si veda il mio volume Guerra e Resistenza nell’Alta Valle del Tevere 1943-1944, Petruzzi Editore, 2016.