Il King’s Dragoon Guards prese in consegna il fronte alla sinistra del Tevere verso Sansepolcro il 26 agosto. Visse momenti difficili nei due giorni successivi: tra imboscate nemiche e mine ebbe distrutti tre “dingo” [autoblinde da ricognizione] e perse tre uomini, tra cui un ufficiale. L’insidia delle mine teneva gli anglo-indiani costantemente sulle spine: “Spesso erano state piazzate così in profondità che diversi veicoli potevano passarci sopra prima che vi fosse una pressione sufficiente a farle esplodere. Ciò rendeva impossibile individuarle”.
Intanto il 12° Lancers si posizionava più a ovest, tra il Tevere e la strada per Caprese Michelangelo. Ad avanzare verso Pieve Santo Stefano erano quindi reparti sia del King’s Dragoon Guards, sia del 12° Lancers, entrambi aggregati alla 25a Brigata. A raggiungere per la prima volta la cittadina, il 2 settembre, furono una pattuglia di fanti del 12° Lancers e lo squadrone B del King’s Dragoon Guards. Trovarono Pieve Santo Stefano “libera dai tedeschi, ma pesantemente minata, cosparsa di trappole esplosive e sotto pioggia di granate”. Le strade di accesso erano del tutto impraticabili per i crateri provocati dalle mine. Inoltre continuavano a penetrarvi pattuglie tedesche.
L’indomani, mentre cadevano ancora granate sulle macerie del martoriato centro abitato, i britannici ritennero più prudente ritirarsi: “Si è deciso di evacuare il paese perché è minato e cosparso di trappole esplosive e i civili sono feriti e uccisi in gran numero”. Un reparto dei Lancers tornò a Pieve Santo Stefano la mattina del 5 settembre, quando fu occupato Monte Stantino. Il tenente Younge trovò un paese “praticamente del tutto distrutto e completamente abbandonato”, fittamente minato e con crateri sulle strade che sbarravano il transito.
Il 6 settembre giunse al 12° Lancers l’ordine di trasferirsi verso la costa orientale. Restarono dunque in zona solo i reparti corazzati del King’s Dragoon Guards. Continuò una paziente e rischiosa perlustrazione del territorio intorno a Pieve Santo Stefano e presso Castelnuovo. Le relazioni giornaliere lasciano ben intendere le difficoltà cui andavano incontro gli anglo-indiani: “una nuova area perlustrata a Castelnuovo, quattro sottufficiali di ritorno dal pattugliamento feriti da una mina” (6 settembre); “molte mine nella zona di Castelnuovo” (8 settembre); “la terza squadra in perlustrazione sulla strada da Pieve Santo Stefano a Monte Faggio, ma fermata da molte trappole esplosive e mine” (10 settembre). Talvolta i diari di guerra lasciano spazio anche ad annotazioni più leggere: “Questo pomeriggio il maggiore Cairns giunse con una contessa, proprietaria di questa casa; ci ha mostrato dove aveva murato tutte le sue cose preziose; le abbiamo tirate fuori dal muro per lei, scatole e scatole. Se solo lo avessimo saputo prima!!!”.
Per il testo integrale con le note e i riferimenti iconografici si veda il mio volume Guerra e Resistenza nell’Alta Valle del Tevere 1943-1944, Petruzzi Editore, 2016.
Le fotografie nel sito, se non dell’autore, provengono per lo più dalla Fototeca Tifernate On Line.
Si chiede a quanti attingeranno informazioni e documentazione di citare correttamente la fonte.