Vedute di Badia Tedalda prima della guerra.

La liberazione di Badia Tedalda

Di pari passo, e con simili problemi, procedeva la perlustrazione della zona di Viamaggio, un vasto territorio montuoso che gli stessi britannici definivano “terra di nessuno”. Con le strade distrutte in punti chiave dai guastatori germanici, e mentre procedeva il lento lavoro di ripristino da parte dei genieri, tornò utile muoversi con i mezzi più tradizionali: “Il comandante e l’aiutante a sera sono andati a cavallo sulla collina per osservare le posizioni avanzate dello squadrone D. Anche i comandanti degli squadroni stanno trovando i cavalli molto utili. Sarebbe impossibile andare in giro con profitto senza di loro a causa del terreno e delle distanze da coprire”.

Un altro rapporto giornaliero enfatizza l’ardua fatica del lavoro di perlustrazione sull’Alpe della Luna. Il 5 settembre una pattuglia riuscì a raggiungere la sommità del monte: “[…] ma l’ascesa era spaventosa e impediva i loro movimenti. In certi punti il terreno era così ripido e roccioso che hanno dovuto procedere sulle mani e sui ginocchi”. Un soldato si fratturò proprio un ginocchio: “Ci vollero quattro ore per riportare il ferito alla base, il che dà un’idea di quanto difficile sia il terreno su cui stiamo operando. Gran parte di esso è intransitabile ai muli”. Un’altra pattuglia fu decimata discendendo il versante occidentale dell’Alpe della Luna: rimasero feriti sette soldati, tre dei quali seriamente.

L’avanzata verso il passo di Viamaggio e Badia Tedalda procedette quindi molto lentamente, sotto la costante minaccia delle granate tedesche. Emblematica la considerazione dell’estensore del diario di guerra del King’s Dragoon Guards, il 7 settembre: Le strade nella nostra zona sono tutte pesantemente distrutte da esplosioni e le mine, di ogni genere, sono fitte dappertutto”. Allora i britannici avevano appena raggiunto il passo di Viamaggio. Il 22 settembre erano riusciti a progredire, ma non di molto: “La pattuglia in ricognizione da Viamaggio al bivio a est di Badia Tedalda ha trovato 50 voragini sulla strada e 8 ponti saltati in aria. Due jugoslavi che nella notte sono usciti dai loro nascondigli sulle colline hanno visto i tedeschi distruggere sistematicamente tutti i ponti da Badia Tedalda a Pennabilli nella notte dal 19 al 20”. Badia Tedalda, minata e ridotta in macerie dai guastatori germanici, fu liberata il 23 settembre.

 

Per il testo integrale con le note e le referenze iconografiche, si veda il mio volume Guerra e Resistenza nell’Alta Valle del Tevere 1943-1944, Petruzzi Editore, 2016.