Sansepolcro e il territorio limitrofo in una carta militare britannica.
Tappe dell'avanzata alleata nella valle.
Lavori sui campi mentre infuriano i bombardamenti (foto Imperial War Museum).
Veduta d'epoca di Sansepolcro.

La liberazione di Sansepolcro

Sembrava che l’attesa liberazione fosse imminente. Parve confermarlo la ritirata dei tedeschi dalla linea Afra-Tevere la sera del 28 luglio 1944. Invece il fronte bellico si arrestò temporaneamente, con le prime linee anglo-indiane a metà strada tra Trebbio e Sansepolcro e, più a ovest, al di là del Tevere. Gli abitanti della Valtiberina toscana nulla sapevano dei piani degli Alleati, che allora prevedevano il concentramento delle truppe nell’Anghiarese per sferrare l’attacco all’Alpe di Catenaia e riservavano alle truppe corazzate del 12° Royal Lancers, schierate a est del Tevere, solo un ruolo di protezione del lato destro della 10a divisione indiana.

Senza essere quindi eccessivamente pressati dal nemico, i tedeschi ebbero modo di effettuare ulteriori demolizioni, minando anche Porta Romana. Poi, il 3 agosto, evacuarono Sansepolcro e piazzarono la loro artiglieria sulle alture sovrastanti il centro abitato. L’indomani, furono degli abitanti del posto – ai quali i britannici ricorrevano con costanza soprattutto per acquisire precise indicazioni sull’ubicazione delle postazioni germaniche – a portare al 12° Lancers la notizia che i tedeschi avevano abbandonato Sansepolcro e San Giustino. La pioggia torrenziale che si abbatté sulla valle frenò in quel frangente le operazioni militari: i carri armati rimanevano impantanati e i corsi d’acqua in piena travolsero alcuni ponti costruiti dai genieri anglo-indiani. Tuttavia il 5 agosto lo squadrone A del 12° Lancers, inviato per controllare la veridicità delle informazioni date dai civili, superò il torrente Selci e alle ore 13 entrò a San Giustino. Si legge nel suo Diario di guerra: “Proseguendo, entrò a Sansepolcro alle 14.45. La città era libera dai tedeschi ma un solo cannone dall’area 5148 continuava a bombardare la città”.

In quei giorni i mezzi corazzati britannici si mossero con estrema cautela, anche perché trovavano continuamente sul percorso mine e trappole esplosive. … Le posizioni rimasero sostanzialmente invariate per alcuni giorni, con rischiose infiltrazioni di pattuglie da parte britannica e una difesa tedesca fondata principalmente sul fuoco di sbarramento di pezzi di artiglieria molto ben nascosti e sull’azione di audaci nuclei di retroguardia. Reparti in esplorazione dei Lancers entrarono a Gricignano il 10 agosto e s’avvicinarono a Cospaia l’indomani, abbastanza per rendersi conto che il terreno era del tutto inadatto ai carri armati. Tra l’altro, giocava a sfavore dei mezzi corazzati anche l’abbondante pioggia notturna caduta in precedenza. Proprio la mattina dell’11 agosto un loro reparto riuscì a riportarsi a Sansepolcro. Riferì che era “estremamente difficile entrare e uscire dalla città a causa delle numerose demolizioni”. Tuttavia vi ritornò anche il giorno seguente, localizzando nuove aree minate e acquisendo da gente del luogo informazioni sugli ordigni esplosivi che i tedeschi stavano ancora posizionando nelle zone di Santa Croce e Falcigiano, presso Santa Fiora. Prima di rientrare in posizione più sicura, il reparto corazzato notò che nella parte sud-occidentale di Sansepolcro “c’erano tedeschi vestiti da civili”.

Il Diario di guerra dei Lancers, alla data del 13 agosto, ribadiva le difficoltà dei britannici ad avvicinarsi a Sansepolcro. Quel giorno un tentativo risultò infruttuoso e la capacità di difesa del nemico fu definita “sempre più insolente”. Poi, riferendo che era “in atto una battaglia tra i partigiani e circa 50 tedeschi nella zona di Paradiso”, apriva uno squarcio sugli importanti eventi che stavano accadendo nel capoluogo della Valtiberina toscana.

Nel mese di agosto l’attività bellica intorno a Sansepolcro procedette dunque lentamente. I carri armati e le truppe del 12° Royal Lancers perlustravano con estrema cautela la campagna circostante, tentando di aprirsi una via verso il centro abitato, tra zone minate e fuoco di sbarramento di mortai, e limitandosi a sporadiche scaramucce contro i tedeschi. Ai britannici giunse l’eco degli scontri sostenuti dai difensori della città contro le pattuglie germaniche. Il Diario di guerra dei Lancers riferisce un combattimento avvenuto tra partigiani e il nemico la sera del 15 agosto e, alla data del 21, annota: “Si è sentita fucileria a Sansepolcro”.

È lo stesso documento a dirci che un reparto corazzato riuscì a raggiungere la città il 16 agosto, trovandola “completamente bloccata a tutte le entrate da demolizioni”. Due giorni dopo i reparti B2 e B6 dei Lancers tornarono nuovamente “per sorvegliare gli accessi da ovest e organizzare il lavoro dei civili alle demolizioni e ai crateri sulle strade”. Lo scopo era – si legge nel Diario – di “aprire la strada per i carri armati dello squadrone C del Wiltshire Yeomanry, che dovevano attaccare il nemico il pomeriggio a Montedoglio”. Intanto, il 17 agosto, i britannici erano riusciti ad attestarsi a Cospaia. I tedeschi davano filo da torcere con i pezzi di artiglieria piazzati sui colli sovrastanti, con la combattività delle loro pattuglie di retroguardia e con le mine sparse per la pianura. Eppure il fatto che diversi loro disertori in quei giorni si arresero, facendola finita con la guerra, poteva far supporre che la loro resistenza non fosse più così tetragona.

Verso la fine di agosto si intensificò la collaborazione tra britannici e partigiani. Le azioni congiunte di perlustrazione permisero di verificare che i tedeschi avevano evacuato il caposaldo difensivo di Montedoglio e si erano ritirati dai Prati Alti. Non incombeva più, pertanto, una minaccia militare immediata su Sansepocro. Ciò ne accelerò la definitiva liberazione. Intanto, la sera del 26 agosto, al 12° Royal Lancers era subentato il King’s Dragoon Guards.

Le bandiere inglese e americana furono issate a Sansepolcro il 3 settembre 1944. Il Comitato di Liberazione cittadino ottenne, a fatica, di poter mettere a fianco anche quella italiana. Gli Alleati nominarono governatore il cap. Goulding. Come altrove, i partigiani vennero disarmati, ma alcuni furono incorporati nella polizia militare, che aveva anche il compito di ricercare i fascisti.

 

Per il testo integrale con le note e le referenze iconografiche, si veda il mio volume Guerra e Resistenza nell’Alta Valle del Tevere 1943-1944, Petruzzi Editore, 2016.