Sala di cernita del tabacco (anni ’50).
Imbottamento del tabacco (anni '50).
Veduta del salone di lavorazione.

Si esaurisce la fase espansiva

 

La crescita della Fattoria era suffragata da evidenti dati statistici: nel 1953 coltivava tabacco in una superficie di 1.266 ettari rispetto ai 48 del 1911, con una produzione passata da 503 a circa 33.000 quintali; i soci da 6 erano diventati 650, i dipendenti da 20 a 1.210, la superficie dei magazzini di lavorazione si era estesa da 230 a 14.300 metri quadrati. Era questa l’eredità lasciata dai grandi personaggi che ne avevano guidato le sorti. Con la morte dell’avv. Giulio Pierangeli, nell’agosto 1952, e di Sergio Rossi nell’ottobre dell’anno dopo, vennero meno due altri artefici della sua storia e non fu agevole darsi un nuovo nucleo dirigente stabile, affiatato e autorevole. Se un’apprezzabile continuità seppero garantirla il direttore Silvio Donadoni e l’avv. Stelio Pierangeli, che successe al padre come legale di fiducia dell’azienda, mancò per alcuni anni una presidenza duratura. Vittorio Vincenti ricoprì la carica dal febbraio 1954 all’inizio del 1955, quando dovette dimettersi per ragioni di salute. Gli subentrò Giovan Battista Gnoni, che però dopo tre anni si fece da parte e lasciò solo al vertice della Fattoria il presidente aggiunto Sante Santinelli, che era stato eletto insieme a Vincenti. Fu l’elezione alla presidenza di Amedeo Corsi, nel gennaio 1959, e nel ruolo di presidente aggiunto di Carlo Della Porta a ridare all’azienda una guida stabile ed energica.
Gli avvicendamenti rivelavano l’esistenza di indirizzi contrastanti e persino di dissidi personali, che comunque non irretirono lo sviluppo industriale. Si nutriva la consapevolezza che, per quanto riguardava l’attività tradizionale, la fase espansiva della Fattoria fosse ormai sostanzialmente conclusa e bisognasse pensare soprattutto a mantenere le posizioni raggiunte, migliorando la qualità del tabacco. In effetti tra il 1953 e il 1957 la produzione complessiva di Bright, Kentucky e Maryland si mantenne tra i 25.000 e i 28.000 quintali, con variazioni annuali determinate sia da fattori meteorologici, sia dagli interventi per ottenere un miglioramento qualitativo, che potevano comportare una diminuzione della quantità prodotta; nel 1954 si calcolò che da una media aziendale di 27 quintali di Bright ad ettaro si era scesi a 22 quintali. Siccome le tariffe del tabacco fissate dal Monopolio non crebbero quanto gli agricoltori auspicavano, il decremento quantitativo contribuì a comprimere i profitti, in diminuzione anche per i maggiori oneri del costo del lavoro e di altre spese colturali.
La Fattoria continuò a credere nel futuro della coltivazione del tabacco, purché pregiato, e sollecitò i soci a cessare pratiche empiriche per seguire invece le indicazioni tecniche impartite dall’azienda, che si basavano su seri studi scientifici e sui risultati della collaborazione con l’Istituto Scientifico Sperimentale per i Tabacchi. Tuttavia intuì che bisognava percorrere con coraggio anche altre strade.