L’indigenza in città

Il Comitato Pro Indigenti, detto anche Comitato Cucine Economiche, offriva un pasto caldo giornaliero ai più bisognosi nei mesi di più acuta crisi sociale, in genere tra febbraio e aprile. La mensa popolare aveva sede nei locali dell’ex convento di Sant’Antonio. Negli anni 1929 e 1930 la distribuzione dei pasti si protrasse rispettivamente per 74 e 86 giorni, con una media giornaliera tra i 401 e i 405 indigenti assistiti. Il Comitato, che rifuggiva da connotazioni politiche, finanziava l’azione filantropica raccogliendo fondi fra i cittadini. Lo presiedette a lungo Enrico Riguccini. Nel 1930 lo avvicendò Venanzio Gabriotti. Con l’anno successivo la gestione delle Cucine Economiche fu assunta “in nome del regime” dall’Ente Opere Assistenziali: le si preferì chiamare “rancio popolare” o “cucina popolare”. Il rendiconto sull’Assistenza Invernale dispiegata tra il 12 dicembre 1933 e il 4 aprile 1934 mostra quanto vasta fosse la piaga dell’indigenza: l’Ente Opere Assistenziali soccorse 2.511 persone, in 348 famiglie di campagna e 286 di città; furono distribuiti kg 16.894,50 di viveri a 1.609 individui; le Cucine Economiche erogarono un media quotidiana di 500 pasti, compresi i 40 al giorno del refettorio materno e i 100 del refettorio infantile. Nel 1936 la Chiesa locale contribuì in modo cospicuo all’attività delle Cucine, mentre l’Ente Opere Assistenziali si dedicò soprattutto alla distribuzione di viveri in natura agli indigenti.

Ecco a quanto ammontavano gli indigenti nel territorio comunale in quegli anni, sulla base delle stime ufficiali del municipio. Si consideri che la popolazione complessiva era di 30.018 unità nel 1921, di 32.658 nel 1940.…

 

 Il testo continua nell’allegato.