L’amministrazione della città

L’accentramento del potere amministrativo nella figura del podestà di nomina prefettizia e la sostituzione del consiglio comunale con una consulta priva di potere decisionale avrebbero dovuto offrire al vertice municipale le condizioni più favorevoli per agire con prontezza ed efficacia. Invece non rappresentarono affatto una svolta per la soluzione dei problemi cittadini. Non che al podestà Luigi Mignini, il più a lungo rimasto in carica (1927-1932), mancassero preparazione, cultura e dedizione. E nemmeno le necessarie sinergie politiche: il prefetto lo stimava e il segretario del Fascio tifernate, Mario Tellarini, era il ragioniere capo in comune. I membri della consulta di Mignini imputarono alle “limitate risorse” disponibili la mancanza di una più incisiva azione amministrativa, che rimaneva invece confinata a una “tran­quilla ma operosa attività”.

Che fosse ordinaria amministrazione lo confermò la relazione comunale del 1932 sulle opere pubbliche realizzate nel primo decennio fascista a Città di Castello: appena sette strade di campagna e alcuni ponti secondari, acquedotti ed edifici scolastici rurali. Quell’anno fu anche completata la nuova sede dell’asilo “Cavour”, ma a erigerla era stata la Cassa di Risparmio per celebrare i suoi 75 anni di vita. Eppure – si notava con un certo imbarazzo in città – vi era altrove un certo fervore di lavori. Proprio in occasione del decennale il podestà di Verghereto invitò le autorità tifernati all’inaugurazione della strada che dall’Alta Valle del Tevere sboccava in Romagna, celebrando enfaticamente l’opera come una delle “maggiori” compiute dal regime ed esempio della “forza ricostruttiva di questo Popolo eletto sotto la guida del Duce […]”.

Il soffocamento del libero confronto politico finì con il reprimere gli stimoli fecondi che una realtà molto pluralista come quella di Città di Castello poteva esprimere. In realtà i podestà fecero spesso ricorso all’apporto di idee e ai contributi organizzativi di cittadini non fascisti, ma si trattò di coinvolgimenti individuali che, per quanto proficui per le singole iniziative, non potevano incanalare tutta l’energia propositiva e critica della società locale. …

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