L’esordio del Movimento Studentesco

L’esordio del Movimento Studentesco a Città di Castello fu con un volantino ciclostilato il 15 dicembre 1968. Distribuito fuori delle scuole superiori, rigettava la critica rivolta al Movimento di essere “strumentalizzato” dai partiti, ribadiva la sua totale indipendenza e proclamava di voler affrontare i problemi della scuola “sensibilizzando ed informando tutti gli studenti”. Chiamava a raccolta gli “studenti di ogni tendenza”, purché interessati a impegnarsi “consapevolmente” nella discussione dei problemi e a cercare di risolverli con spirito costruttivo. Niente di particolarmente rivoluzionario, dunque, se leggiamo quel documento con il senno di poi. Tuttavia a rappresentare una rottura con il passato era il semplice fatto che gli studenti si organizzassero in movimento autonomo e si confrontassero su come riformare radicalmente scuola e società.

Erano giorni destinati a passare alla storia, quelli di metà dicembre 1968. Il ministro democristiano Fiorentino Sullo, incalzato dall’occupazione del liceo “Mamiani” di Roma, concesse il diritto di assemblea agli studenti delle scuole superiori italiane. Qualche giorno prima c’era stata la contestazione al Teatro La Scala di Milano…

Dopo il periodo natalizio, il Movimento si rifece prontamente vivo a Città di Castello con la contestazione della serata pro-Croce Rossa. Poi, il 14 gennaio 1969, diffuse un volantino nel quale apriva i suoi orizzonti ben oltre l’ambito scolastico. Si proponeva infatti come polo di incontro, di discussione e di lotta di quei giovani di ogni tendenza progressista che si ponevano “in posizioni fortemente critiche verso questa società” e sentivano “il peso della oppressione di un uomo sull’altro uomo”. A tenere unite le energie raccolte al suo interno era il rifiuto e la contestazione di una società oppressiva e l’obbiettivo di costruirne una alternativa dove – si legge nel ciclostilato – “l’Uomo non venga considerato come un mezzo di produzione al servizio del Capitale”. A tal fine, veniva indicato un fondamentale strumento di presa di coscienza e di lotta: l’assemblea generale.

Seguirono settimane di appassionata discussione. Certamente fra gli studenti che vissero con consapevolezza gli stimoli offerti da quel momento storico. Infatti, allora come ora, ce n’erano tanti che se se fregavano. Li bollavano come “qualunquisti”, “benpensanti”…

Un altro volantino del Movimento Studentesco tifernate, non datato ma risalente al febbraio o inizio marzo 1969, esprimeva soddisfazione per veder crescere la spinta di rinnovamento tra i giovani. Constatava che localmente non si manifestavano forme di “repressione poliziesca”, ma condannava l’atteggiamento “paternalistico ed autoritario” delle autorità scolastiche, che pur ammettendo la realtà dei problemi sollevati dagli studenti, non facevano nulla per risolverli. Anzi, a parere del Movimento tentavano di “anestetizzare la protesta dando dei falsi contentini”.