Le elezioni del 1919

Nel giugno 1919 prese forma anche il sindacato cattolico, con la costituzione dell’Unione del Lavoro. I promotori dichiararono di ispirarsi all’enciclica di Leone XIII “Rerum Novarum”, definita “magna charta della Democrazia Cristiana”, e si proposero come punto di riferimento “di quanti nel principio cristiano vedono possibile ogni audace riforma”. Era questa l’organizzazione nella quale Giovagnoli chiamava Gabriotti a svolgere le funzioni di propagandista. Alcuni giorni più tardi l’Unione annunciò la fondazione del Sindacato Cristiano dei Contadini e rese noto il progetto di revisione del patto colonico. Incalzata da quanti l’accusavano di dividere e indebolire il movimento dei lavoratori, l’Unione assicurò di non avere alcuna intenzione di svolgere opera di crumiraggio, ma di solidarizzare con le altre leghe per la conquista di  incrementi salariali e di più decorose condizioni di vita.  Ma ribadì che un’organizzazione autonoma dei cattolici era resa necessaria per “preservare l’operaio dalla azione antireligiosa del socialista”. Rivolgendosi ai mezzadri, chiarì di non avere come scopo la  rivoluzione, “ma l’elevazione graduale della classe dei contadini, che li faccia essere non dei servi, ma dei collaboratori e dei soci dei proprietari”.

Tale iniziativa, pur coinvolgendo solo una piccola parte del mondo rurale, rappresentò uno stimolo sferzante per i socialisti. La Federazione Contadini altotiberina, forte di ben 25 leghe e di oltre 1500 capifamiglia, avrebbe preferito attendere un momento più propizio per iniziare l’agitazione dei mezzadri, ma l’intraprendenza dei rivali la costrinse a rompere gli indugi. Alla fine di giugno, pertanto, decise di presentare ai proprietari terrieri le proposte per il rinnovo del patto colonico.

Il poderoso movimento contadino scese in campo in un momento storico assai delicato. All’inizio di luglio esplosero un po’ ovunque in Italia estese agitazioni contro il carovita, che sfociarono talvolta in tumulti. La lievitazione dei prezzi stava raggiungendo livelli insostenibili. Lo spettro della fame indusse le forze politiche a smussare le asprezze polemiche. La gente voleva mangiare e, in tale frangente, prestava poca attenzione all’acceso dibattito sulla società ideale da costruire.

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