La nascita del Partito Popolare

Alla fine del 1918 don Luigi Sturzo e altri dirigenti cattolici gettarono le basi del Partito Popolare Italiano. La loro aspirazione trovò immediata rispondenza a Città di Castello. “Voce di Popolo” dette risalto all’appello per la sua costituzione: “Ci presentiamo nella vita politica con la nostra bandiera morale e sociale, ispirandoci ai saldi principi del cristianesimo che consacrò la grande missione civilizzatrice dell’Italia.” Si richiedeva ai credenti di combattere gli “sconvolgimenti anarchici”, la “materializzazione di ogni idealità” perpetrata dalle democrazie socialiste e i “vecchi liberalismi settari”.

Il vescovo Liviero vide subito nel nuovo partito un formidabile strumento per contrastare la temuta egemonia socialista e dare un sostegno politico ad un’azione pastorale che proprio nell’ideologia marxista identificava il pericolo più grave per la civiltà cristiana. Nel suo primo commento, il periodico cattolico tifernate mise l’accento sull’inevitabile e radicale contrapposizione tra P.P.I. e socialisti, “tra una politica popolare cattolica di amore di classe e una politica popolare socialista di sopraffazione e di odio”. La polemica riprese quindi con giudizi di estrema durezza, netti e inappellabili: “Lasciate il popolo al socialismo e avrete il bolscevismo … Bolscevismo è criminosità di capi e pazzia di popoli, è fatto di guerra, di odio e di fame.”

In quelle prime settimane del dopoguerra Gabriotti era del tutto assorbito dall’opera di assistenza alla popolazione del Trentino. Ben presto sarebbe stato di nuovo trascinato nel vortice della lotta politica.  Ma allora non poteva che giungergli un’eco lontana di quanto avveniva nella natia Città di Castello. Allora seguiva con interesse le campagne giornalistiche de “Il Popolo d’Italia”; scrisse quindi un’accorata lettera al suo direttore, Benito Mussolini, invitandolo a “prendere l’iniziativa di un movimento nuovo che imponesse a chi di ragione il rispetto per le conquiste fatte e fossero riconosciuti i diritti di chi la guerra aveva vinto”. Mussolini gli rispose con uno stringato messaggio, invitandolo a prendere contatto con il comitato centrale dell’Associazione Mutilati, che aveva già lanciato un appello in tal senso.

La sezione del Partito Popolare Italiano sorse a Città di Castello di pari passo con la riorganizzazione dell’Azione Cattolica.  [….].

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