Le cronache dei quotidiani

Le cronache dei quotidiani dettero risalto alla contestazione, non lesinando critiche e battute ironiche. Ma a distanza di tempo bisogna riconoscere che si trattava di giornalismo di qualità. Riportarono quasi integralmente il comunicato del Movimento Studentesco, dando quindi voce alle sue idee, ed espressero le loro critiche personali senza per questo deformare o falsificare il resoconto dell’evento. Bei tempi…

A dire di Eliana Pirazzoli, corrispondente de «Il Messaggero», i giovani non erano che dei “rivoluzionari borghesi”, che avevano “cominciato molto male la loro storia di contestatori”; pur riconoscendo loro “l’innocenza di voler dichiararsi apolitici”, giudicò questa loro intenzione una pia illusione. Pirazzoli, che faceva pure parte della Croce Rossa, ammise che non era quello il metodo migliore per raccogliere fondi, ma lo considerò, a malincuore, “il solo modo di cavare quattrini a tanta gente difficile”.

Il corrispondente de “Il Tempo” Piero Busatti sottolineò: “Molti di quei ‘contestatori’ erano intervenuti in abito da sera la notte dell’ultimo dell’anno ad un veglione goliardico ed avevano lasciato indisturbato il veglione socialista (anche quello molto chic) che si teneva nella sera medesima in cui al Circolo aveva luogo la festa della CRI”. Ma, in verità, i contestatori non ce la volevano con il ballo in quanto tale, bensì con il ballo finalizzato alla beneficenza.

La cronaca de “Il Tempo” rilevò inoltre che tra i manifestanti erano state notate delle “ragazzette” e – “quanto mai edificante”, fu il commento –  “due o tre giovani preti”. Anche gli altri giornalisti enfatizzarono tale aspetto. In effetti quella sera capitarono, tenendosi un po’ in disparte, i sacerdoti Paolino Trani e Luigi Spallacci. Vollero mostrare la loro vicinanza a quei contestatori che appartenevano al movimento “Giovani per il Terzo Mondo”, espressione del mondo cattolico più attento alle problematiche e al drammatico sfruttamento dei paesi poveri.

L’insinuazione che “forze clericali” avessero un ruolo egemone nelle sue iniziative indusse il Movimento Studentesco – che già in precedenza aveva fatto argine contro ogni “ingerenza politica” –  a ribadire la sua assoluta autonomia. Si legge nel comunicato distribuito il 14 gennaio: “[Il Movimento] non esprime in alcun modo gruppi o interessi confessionali e partitici anzi, rifiutando la tradizionale formula partitica, la contesta come parte integrante del sistema”. Asseriva dunque di aggregare componenti molto diverse, tenute insieme solo dalla “decisa volontà di rifiuto e di contestazione di una società che opprime la persona nella alienazione economica e culturale”. Il comunicato, polemizzando con quei “benpensanti” che stavano difendendo i capisaldi della società borghese, rimarcò le finalità utopiche del movimento: “L’impegno del Movimento Studentesco è per la costruzione di una Società nuova dove l’Uomo non venga considerato come un mezzo di produzione al servizio del Capitale, ma riesca ad assolvere le sue naturali funzioni politiche, economiche e culturali”.

Un altro passo del comunicato stilato dopo la manifestazione di protesta riporta al clima di idealismo e di rottura con il passato che si respirava in quel momento: “Una certa opinione pubblica, la nostra borghesia benpensante, non potrà mai capire: non ce ne importa, ma abbia almeno l’intelligenza di avvertire i segni di un mondo che cambia”.