Lando Landucci, deputato della Valtiberina toscana

Mentre è abbondante la documentazione sui due parlamentari altotiberini umbri all’epoca della Grande Guerra – Ugo Patrizi e Leopoldo Franchetti [1] – solo raramente assurge a livello di protagonista il deputato della Valtiberina toscana, Lando Landucci. Il fatto è che il prof. Landucci, per quanto assiduo parlamentare, dedicava gran parte del tempo alla docenza universitaria nell’ateneo di Padova.
Nato a Sansepolcro il 2 giugno 1855, Landucci compì gli studi secondari ad Arezzo, poi si laureò in giurisprudenza a Pisa il 12 luglio 1877. Dopo due anni di insegnamento nella libera Università di Urbino, iniziò una prestigiosa carriera a Padova, come docente di Istituzioni di Diritto Romano. Per due volte vi presiedette la facoltà di giurisprudenza. Ebbe una particolare vocazione per l’insegnamento: “Fu letizia per lui l’infondere nell’animo delle molte migliaia di giovani che udirono la sua parola il culto delle glorie dell’antica Roma” [2]. Landucci si distinse anche per la feconda attività di studioso, scrittore e conferenziere.
Da un punto di vista politico, visse una prima esperienza come consigliere provinciale di Arezzo per il mandamento di Pieve Santo Stefano. Dal 1900 fu deputato liberale per il collegio di Arezzo per quattro legislature, fino al 1919. Convinto interventista, seguì Luigi Federzoni nel Fascio Parlamentare di Difesa Nazionale. Dopo la guerra avrebbe aderito al fascismo, che nel 1934 lo gratificò con la nomina a senatore. Morì il l7 gennaio 1937.
Sono scarse le notizie di cronaca sull’attività di Landucci nel suo collegio della Valtiberina durante il primo conflitto mondiale. Inoltre, provenendo da un giornale politicamente avverso come «La Rivendicazione», appaiono inevitabilmente partigiane. Il corrispondente da Sansepolcro del settimanale socialista lo criticò per il disinteresse verso i problemi della valle e per il suo assenteismo soprattutto dopo il sisma dell’aprile 1917; in tale circostanza gli contrappose come modello positivo – benché polemizzasse con lui frequentemente – il deputato radicale Ugo Patrizi. Il parlamentare tifernate riservò a Sansepolcro “frequenti e graziose visite, e premurose cure”, dando dimostrazione di encomiabile disponibilità (“non sa proprio negare un favore a nessuno” [3].
L’Archivio del Seminario Vescovile di Sansepolcro conserva un documento che attesta l’appoggio di cui godeva Landucci in ambito cattolico. Nell’ottobre 1916 il vescovo di Arezzo comunicò in modo riservato al vescovo Pompeo Ghezzi di Sansepolcro la decisione della “autorità competente” di autorizzare i cattolici a votare Landucci: “Da quanto mi ha riferito V. S. circa la situazione del Collegio elettorale di Arezzo, sembra che si verifichino le note condizioni alle quali la Santa sede suole subordinare la deroga del non expedit. Il S. Padre rimette quindi al prudente giudizio di V. S., conferendole all’uopo le opportune facoltà, l’accordare ai cattolici il permesso di votare per il Sig. Landucci, mantenendo per altro nel più assoluto riserbo l’intervento della Santa Sede” [4].

 


[1] Cfr. Tacchini, L’Alta Valle del Tevere e la Grande Guerra cit.
[2] In memoria di Lando Landucci, Firenze 1938, p. 12.
[3] «La Rivendicazione», 26 maggio 1917. Il periodico affermò che quando Landucci giungeva a Sansepolcro, lo intratteneva solo l “unico monarchico coraggioso” del posto, Federigo Batti. Domenica 17 febbraio 1918 Landucci presenziò a Sansepolcro a una manifestazione di propaganda del V Prestito Nazionale.
[4] AVS, Lettere riservata del vescovo di Arezzo, Giovanni, al vescovo di Sansepolcro Pompeo Ghezzi, 14 ottobre 1916.