Il presidente dell’ente di credito, Giuseppe Corsi, inoltrò già nel 1884 una prima richiesta al Comune affinché cedesse un’area presso la piazza per l’edificazione della nuova residenza dell’istituto. Per concretizzare questa prospettiva, l’anno successivo la Cassa acquistò la scuderia dei Bufalini e un’altra casa nei pressi. Poi, per alcuni anni, attese il momento più opportuno per realizzare il progetto.
L’ambizione di innalzare un edificio che fosse visibile testimonianza della rilevanza ormai assunta dall’istituto e desse decoro alla città, indusse nel 1900 gli amministratori della Cassa a bandire un concorso per progetti per una nuova sede. L’area prescelta si estendeva tra via XI Settembre e il Palazzo Vecchio Bufalini, di fronte alla sezione di piazza Vitelli ricavata con la demolizione della chiesa di San Fortunato. Si chiese specificatamente agli architetti di conservare la scuderia a colonne, risalente al periodo dei Vitelli, posta al centro del complesso di edifici da abbattere.
Tra i 14 progetti presentati, fu prescelto quello dell’architetto Vincenzo Benvenuti. In esso, la scuderia a colonne veniva destinata a salone di contrattazione per i commercianti e, attraverso il portico della facciata, comunicava con il mercato dei cereali, garantendo al pubblico il disbrigo degli affari al riparo delle intemperie; gli uffici della Cassa erano previsti al piano nobile.
Nel 1902, il municipio cedette alla Cassa l’area occorrente, ponendo come unica condizione che l’istituto provvedesse a proprie spese alla sistemazione dell’arco di accesso al portico.
La posa della prima pietra, una base granitica del pilastro di testata in via XI Settembre, avvenne senza alcuna solennità l’ll agosto 1904, alla presenza dell’arch. Viviani, succeduto al defunto collega Benvenuti.
Di lì a pochi mesi, iniziò una dura campagna dei socialisti contro gli amministratori della Cassa di Risparmio. “La Rivendicazione” più volte denunciò i costi crescenti ed imprevisti necessari al compimento dell’opera e la scelta di impiegare a tale scopo ingenti somme che avrebbero dovuto essere spese per beneficenza e pubblica utilità. I socialisti ribattezzarono il palazzo in costruzione “fabbrica di S. Pietro”, “fabbricone di S. Patrizio” o “palazzone dello spreco”.
Alla pressante campagna polemica, risposero con pari acredine i monarchici. Denunciarono il “dilettantismo computistico da bambocci e ignoranti” dei socialisti e definirono l’edificio “vera opera d’arte, decoro della città e completamento sontuoso della piazza Vitelli”. La polemica, durissima e costante tra il 1905 ed il 1907, diminuì poi di intensità.
L’inaugurazione del palazzo ebbe luogo nel luglio 1912. La Cassa di Risparmio trasferì gli uffici nella nuova sede nel 1913 e completò successivamente l’edificio con la costruzione dello scalone.