Monumento e lapide in memoria dell’eccidio di Palazzo del Pero.

La rappresaglia di Palazzo del Pero

Su Palazzo del Pero gravava assillante la tensione della guerra. Vi passava la strada provinciale di collegamento tra l’Alta Valle del Tevere e Arezzo, un’arteria di considerevole importanza per il flusso dei rifornimenti e delle truppe, e i combattenti della Brigata “Pio Borri” si mantenevano in agguato per disturbare i convogli germanici. Proprio in seguito a un loro attacco presso Palazzo del Pero, i tedeschi furono costretti a rafforzare i servizi di scorta e affissero nella zona cartelli che mettevano in guardia i mezzi in transito contro i “banditi”. L’uccisione di un loro commilitone scatenò la rappresaglia del 24 giugno, nella quale furono fucilati quattro partigiani catturati e sei contadini rastrellati mentre mietevano il grano nelle vicinanze. Poi i tedeschi dettero alle fiamme quattro case coloniche. Una frangia della “Pio Borri” avrebbe voluto compiere una contro-rappresaglia, uccidendo venti militari germanici tenuti prigionieri presso il quartier generale partigiano di Marzana; e si parlò di decapitarli e di esporre le loro teste sul luogo dell’esecuzione dei dieci italiani. Ma il comando della “Pio Borri” intervenne per “evitare l’imbarbarimento”.

A Palazzo del Pero furono fucilati (tra parentesi l’età) i partigiani Alfredo Alisi (44), Nello Bianchini (17), Matteo Rosadi (20) e Guido Tacchini (17); inoltre i contadini Giulio Bacci (31), Alberto Bianchini (18), Domenico Bianchini (43), Gino Favilli (35), Olinto Giovannini (32), Elia Gori (29). La lapide sul cippo commemorativo presenta questa iscrizione: “Ricorda viandante che qui morirono il 24 giugno 1944 per la ferocia del barbaro tedesco questi innocenti”.

 

Per il testo integrale, con le note e la fonte delle illustrazioni, si veda il mio volume Guerra e Resistenza nell’Alta Valle del Tevere 1943-1944, Petruzzi Editore, 2016.