Immagine di inizio ‘900.
La sezione occidentale del cimitero, dove è avvenuta la sua prima espansione.

Il cimitero monumentale

Anche se la costruzione si protrasse fino agli anni Trenta di questo secolo, il cimitero rappresenta una delle principali opere dell’Ottocento tifernate.
L’epidemia di tifo che colpì la città nel 1816 indusse le autorità a seppellire i cadaveri infetti lontano dal centro abitato e ad indicare nel colle dei Padri Cappuc­cini il luogo più adatto. Successivamente, il piccolo cimitero restò inutilizzato per parecchi anni.
Nel 1842, il papa dispose che ogni centro urbano si dotasse di un cimitero. Città di Castello lo realizzò, ma si dimostrò troppo piccolo. Intanto, per assicurare ono­ranze funebri ai defunti, sorgeva la Compagnia del Suffragio del Camposanto, poi Società Laica del Camposanto, che, nel 1875, riceveva dal municipio anche l’inca­rico della custodia del cimitero.
Fu allora che si decise di costruirne uno nuovo. L’opera, iniziata dall’arch. Emilio De Fabris e continuata, dopo la sua morte, dal collega Luigi Del Moro, venne inaugurata il 5 novembre del 1899. L’arch. Giusep­pe Castellucci progettò l’attuale facciata, in stile gotico lombardo; i lavori iniziaro­no nel 1904, con la demolizione della precedente e si sarebbero protratti, insieme alla sistemazione delle varie parti del cimitero, fino al 1933.