Il Famedio all’epoca della sua apertura.

Il Famedio del cimitero

Nel 1928 il Comune donò alle associazioni combattentistiche il terreno circostante la cripta del cimitero, affinché vi trovassero “degna sepoltura” i reduci della Grande Guerra. Nel 1936, su iniziativa della Società Laica del Camposanto e su disegni dell’architetto Giuseppe Castellucci, fu completata la decorazione esterna della cripta. Lo stesso Castellucci diresse la costruzione dei circa 200 colombai, disegnati dal capomastro tifernate Bernardo Andreoni. Al centro del Famedio fu posta una lampada votiva perennemente accesa e un stele sovrastata da un’ara. Lo scultore Giulio Robbiati realizzò il bassorilievo in bronzo raffigurante la “Patria che accoglie un soldato caduto”. Nel Famedio cominciarono ad essere sepolti i reduci delle guerre risorgimentali e della prima guerra mondiale.

Dopo la seconda guerra mondiale, nel 1947 fu aggiunto il Sacrario dei Caduti per la Resistenza, progettato dall’architetto Giorgio Giorgi. Sopra l’altare, si eleva l’affresco “La Resurrezione”, opera del pittore Aldo Riguccini (“Derigù”). Nel sacrario, insieme alla medaglia d’oro al valor militare Venanzio Gabriotti, sono sepolti 13 giovani caduti in combattimento o fucilati dai nazifascisti nella guerra di Liberazione.

 

Nelle foto: la cerimonia di inaugurazione del Famedio.