Particolari dei volantini dell’epoca a Città di Castello.
Manifestazione degli studenti dell'Istituto per Geometri.

I primi risultati della mobilitazione studentesca

È la documentazione d’archivio a tornare ancora utile per ricostruire lo sviluppo degli eventi. Da un altro volantino ciclostilato si evince che in quella prima assemblea vennero proposti dei gruppi di studio sui vari argomenti emersi dal dibattito: la riforma dei programmi e dell’esame di maturità, il rapporto professori-studenti, il movimento studentesco; e vennero sollecitati gli studenti a iscriversi ai vari gruppi di studio.

Pur passando gli anni, i problemi restano ancora quelli: i programmi di studio che non stanno al passo con i tempi, gli esami di fine corso che non danno una valutazione soddisfacente degli allievi e il rapporto tra studenti e professori (quanti ce ne sono troppo “cattedratici”, o poco aperti al dialogo sulle tematiche extra-scolastiche vitali per i giovani…).

A quell’epoca un tema molto caldo era proprio l’esame di maturità. La mobilitazione studentesca ottenne un primo risultato. Con la legge del 5 aprile 1969 il ministro Sullo varò la riforma dell’esame, fino ad allora un temutissimo cimento che prevedeva quattro prove scritte e un orale sul programma degli ultimi tre anni di tutte le materie. Venne alleggerito, e di molto, riducendolo a due prove scritte e a un colloquio su due materie, di cui una scelta dal candidato, fra le quattro indicate dal ministero; inoltre l’esame verteva solo sul programma dell’ultimo anno. Le materie oggetto dell’esame orale avrebbero dovuto essere comunicate il 15 aprile.

Oggettivamente si trattava di un grande passo avanti. E appariva chiaro che la mobilitazione  studentesca stava ottenendo risultati concreti: prima il riconoscimento del diritto di assemblea, poi la riforma dell’esame. Ma all’improvviso il processo di cambiamento parve bloccarsi. Il ministro Sullo, constatate le resistenze politiche al suo tentativo riformatore, si dimise. Inoltre la data di comunicazione delle materie d’esame venne posticipata al 20 maggio.

Tanto bastò per scatenare la rabbia del Movimento Studentesco. Si legge in un volantino distribuito il 15 aprile: “Noi studenti ci ribelliamo a questa insensata ed autoritaria decisione e chiediamo che le materie d’esame vengano notificate quanto prima, per una preparazione adeguata al nuovo tipo di esame che dovremo sostenere”. E, per dare forza alla protesta contro un progetto di riforma giudicato “demagogico”, il Movimento alzò il tiro: “Ci vediamo costretti alla astensione dalle lezioni”. Per quanto ne so,  quello del 16 aprile fu il primo sciopero studentesco a Città di Castello.

Nelle settimane successive l’agitazione nelle scuole si placò. Avviene spesso in primavera, quando gli studenti dell’ultimo anno devono necessariamente dedicarsi alla preparazione degli esami e hanno molto meno tempo da dedicare ad altri impegni.

Intanto si erano fatti sentire anche gli studenti comunisti tifernati, rimasti ai margini del vasto movimento che si stava sviluppando. Un loro volantino denunciò l’“incapacità del governo di centro-sinistra di dare una risposta ai problemi concreti del paese”. Constatando il fallimento dei  “tentativi riformistici di Sullo”, i giovani comunisti se la presero non tanto con gli avversari di sempre –  la Democrazia Cristiana e l’alleato Partito Repubblicano Italiano -, ma soprattutto con quei socialisti che con la DC erano andati al governo nel 1963, rompendo l’alleanza di sinistra con i comunisti. Stavano tentavano di guadagnare spazio e consensi tra gli studenti. Scrissero nel ciclostilato: “La scuola, sia ben chiaro, non è della Democrazia Cristiana, non è nemmeno del Centro Sinistra; la scuola è degli studenti; per cambiare la scuola devono discutere con noi. La riforma deve partire dal basso”.