La madre di Venanzio, Anna Martinelli.

I Gabriotti

Il mito di Giuseppe Garibaldi lasciò un’indelebile impronta nell’animo del giovane Venanzio Gabriotti. Non accadde solo per la passione e, spesso, per la retorica patriottica che infiammavano l’Italia di fine Ottocento: un garibaldino vero l’aveva in casa, il padre Augusto, la cui vicenda a fianco dell’Eroe dei Due Mondi, pur nell’enfasi che avvolse in famiglia il racconto di un’impresa straordinaria, s’era tinta di aspetti romanzeschi.

Ancora giovanissimo, nel 1859 Augusto raggiunse con numerosi altri concittadini le truppe di Garibaldi. Così ne soleva rievocare le prime brusche parole: “Volete davvero venire con me? Fatelo pure! Ma badate: non ho né di che vestirvi né di che darvi da mangiare. Vi dovrete arrangiare. Di roba per i campi ce n’è tanta… Quanto al vestiario, spogliate i morti e vestitevi per voi”.

Era iniziata così la sua avventura. Nel 1860 combatteva ancora con lui nella campagna dell’Agro Romano. Aveva il grado di sergente nell’unico reparto di artiglieria, composto prevalentemente da tifernati. Il suo cannone abbatté la porta principale di Monterotondo e protesse la ritirata dei compagni a Mentana; fu la sua batteria a portare in salvo, a Passo Corese, due cannoncini sopravvissuti alle Cinque Giornate di Milano.

Le memorie di famiglia tramandano che riuscì a tornare a casa a circa 35 anni d’età. Insieme ad altri compagni d’armi era stato rinchiuso nelle prigioni di Napoli e, dopo un po’, liberato per l’intervento di un ministro, indignato nel vederli reclusi a fianco di delinquenti d’ogni risma. Percorse il lungo tragitto da Napoli a piedi. Giunse di notte, stravolto dalla fatica, e trovò chiuse le porte della città, cosa allora consuetudinaria per tener lontani durante le ore del sonno banditi e malintenzionati. Ne scavalcò una, si diresse verso casa e bussò all’uscio: “Mamma, aprite! Sono Augusto!” Ma la madre, che lo riteneva morto ormai da tre anni, non credette a quella voce. Rivolta al marito, mormorò impaurita: “E’ l’anima d’Augusto…”. …

 

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