Allievi della Scuola impegnati in una sessione di esami.

Gestione diretta e finanziamento dell’attività didattica

Il consiglio di amministrazione aveva deciso di non cedere più in affitto le tenute agricole, dal momento che tale tipo di conduzione non garantiva entrate soddisfacenti. La tenuta di Santa Fista fu ripresa in gestione diretta dall’Opera Pia dall’inizio del 1944; le proprietà di Vallurbana e di Olmo dal 1° novembre 1943. Gli amministratori della “Bufalini” dovettero constatare che la tenuta di Santa Fista era stata male amministrata dall’affittuario, tanto che “lo stato dei terreni ripresi era dei più precari riguardo ai prati e alle concimazioni”.

Nel primo dopoguerra fu avviata una proficua opera di risanamento e di ristrutturazione dell’azienda agraria. Si dette priorità alla ricostituzione del capitale bestiame (nel 1945 se ne acquistò per circa 3,5 milioni di lire), al miglioramento delle attrezzature e al risanamento delle case coloniche. Ciò portò ad un indebitamento che, se da un lato preoccupava, dall’altro si confidava di poter sanare con il tempo proprio in virtù degli investimenti effettuati. L’allora consulente dell’Opera Pia nella gestione della proprietà rurale ebbe infatti modo di definire l’azienda agraria della “Bufalini” “veramente solida” e “non seconda a nessuna”.
In quegli anni l’attività didattica continuò ad essere finanziata per lo più dalle rendite del patrimonio; il corso di San Giustino esclusivamente da essa. Nel 1945-1946 la rendita riuscì a coprire l’81% dei costi didattici, nell’anno scolastico successivo il 77%. Ma tale apporto scese a poco più del 50% nel 1947-1948 e 1948-1949; nel 1951 diminuì ancora, scendendo sotto il 50%. Così, mentre la costruzione della nuova sede di via San Bartolomeo assorbiva nuove ingenti risorse, divenne aleatoria la speranza di assicurare alla Scuola Operaia una sua autonomia finanziaria.
Dagli anni ’50 del secolo scorso, pertanto, le sovvenzioni ministeriali rimasero essenziali per permettere alla Scuola di operare validamente.
L’azienda agraria della “Bufalini” comprendeva la tenuta di Santa Fista, nel territorio di Citerna, con una superficie di circa 197 ettari, e quella montana di Vallurbana, ricca di boschi cedui e di pascoli, che arrivava a lambire l’Appennino marchigiano. La proprietà di Vallurbana veniva amministrata direttamente dall’Opera Pia; la tenuta di Santa Fista, invece, era per circa 150 ettari a conduzione diretta e per i restanti 47, articolati in 4 predi, a mezzadria. Il passaggio dalla mezzadria alla conduzione diretta visse una fase cruciale nel 1961, quando alcuni ex coloni lasciarono libero il podere, mentre altri accettarono di rimanervi con un contratto di bracciantato.