Amministratori e personale della Scuola in occasione di una visita di autorità fasciste: si riconoscono Luigi Castori, Augusto Pellegrini, Dario Nicasi Dari (allora presidente dell’Opera Pia, e Giulio Pierangeli.

Crollo delle rendite e danni bellici

Il consiglio di amministrazione, presieduto dal suo primo insediamento, nell’ottobre 1927, fino al 1941 da Dario Nicasi Dari, trovò modo di riaffittare subito i poderi di Vallurbana e di Olmo. Andarono invece deserte diverse aste per l’affitto della tenuta di Santa Fista, che tornò quindi temporaneamente a conduzione diretta. L’aggravamento delle condizioni generali dell’agricoltura, specialmente del commercio del bestiame, rendevano poco appetibile la pur apprezzabile tenuta di Santa Fista. Quando si trovò un nuovo affittuario, Corso Corsi, nell’asta del marzo 1934, non fu possibile ottenere un canone annuo superiore a L. 72.200.

Il crollo degli affitti agricoli ridusse dunque al minimo la rendita del patrimonio Bufalini, che si basava proprio sull’affittanza dei poderi. Dalle 275.000 lire di corrisposta annua fissata nei contratti del 1926 si scese alle sole 87.611 lire corrisposte dagli affittuari nel 1934. L’insufficienza della rendita e il debito accumulato portarono la Scuola sull’orlo della chiusura.
La situazione di crisi finanziaria permase anche nella seconda metà degli anni Trenta. Nel 1936, mentre la rendita netta ammontava a 30.000 lire, le spese per la scuola assommavano a 58.000. Negli anni successivi, solo il consistente contributo straordinario di 25.000 lire del Ministero dell’Interno permise alla “Bufalini” di sopravvivere. Una sopravvivenza precaria, ove si consideri che nell’anno scolastico 1940-41 la rendita coprì appena il 47% dei costi di funzionamento della scuola.
Il passaggio del fronte bellico nella valle, nell’estate del 1944, provocò danni considerevoli al patrimonio rustico dell’Opera Pia. Si calcolò in circa tre milioni di lire il valore del bestiame saccheggiato dai tedeschi in ritirata (dalla tenuta di Santa Fista e dal predio Olmo furono asportati, tra le altre cose, 48 vaccine, 16 equini e 21 suini); inoltre il transito di truppe e mezzi militari aveva devastato i terreni coltivati e diversi edifici rurali erano stati lesionati dai bombardamenti.