A Città di Castello, dunque, si accumulavano molteplici e fondate ragioni di malcontento. Ai problemi più generali dello Stato pontificio all’epoca della Restaurazione – l’autoritarismo, la stagnazione economica, il pauperismo, l’indebitamento pubblico, la pressione fiscale, il monopolio clericale, il rigido controllo sulla cultura – se ne aggiungevano altri con profonde e non meno significative radici locali: l’emarginazione politica, l’isolamento territoriale. Se la crescita della povertà finiva con il deludere i meno abbienti, i limiti complessivi della politica pontificia erodevano il consenso di settori dell’aristocrazia, della borghesia e di quel ceto artigianale che esprimeva un crescente bisogno di sviluppo…