Nell’agenda di Gabriotti li drammatici giorni della ritirata.
Arsiè, in Trentino.

Da Caporetto alla vittoria

“25 ottobre 1917. Notte. Grande azione sulla Bainsizza. Passano molti prigionieri; ma anche molti nostri soldati che si ritirano. Pare che il nemico abbia sfondato la linea nostra…” Con frasi succinte e cariche di tensione Gabriotti annotò sul taccuino le drammatiche vicende della sconfitta di Caporetto e della precipitosa e disordinata ritirata dell’esercito italiano. “Ore 15.30: giunge ordine disfare tende e partire subito. Le notizie sono sempre catastrofiche. Passano a migliaia i soldati che tornano. Pare che abbiano sfondato a Plezzo. Ore 18: si parte per il Kuk. Tutti pronti e tristi. Ognuno sente nell’animo la solennità dell’ora. Sono triste, triste.”

Suscitando nei soldati sensazioni angosciose, il ripiegamento iniziò in una totale confusione di collegamenti. Mentre le truppe austriache incalzavano, i comandanti dei reparti si trovarono costretti a prendere improvvise e rischiose decisioni. Scrisse frettolosamente Gabriotti: “27 ottobre 1917. Ore 5.30: ordino di partire, mancando collegamenti ed ordini dai superiori e visto che stiamo per essere accerchiati. Ore 5.45: … Passato Isonzo ho pianto! Si passa tutto, che schianto!” E l’indomani, a Cormons: “Si teme l’accerchiamento … Tutto fa temere che siamo circondati! Che strazio se dovessi essere prigioniero! E non potrei neppure scappare. E’ tremendo! Mi pare di morire di vergogna!”

Il 29 ottobre la situazione si aggravò. In assenza dei superiori, Gabriotti assunse di fatto il comando del battaglione e la responsabilità della linea. Intanto sembrava che il nemico fosse riuscito a completare la manovra di accerchiamento: “Tempo infernale. Tutto fango. Soldati mi guardano muti. Debbo nascondere mie apprensioni. Che tragica situazione! … Solo con tante responsabilità … Si parte per l’ignoto. Si traversano torrenti. Tutti stanchi e affamati. Non ne posso più; eppure occorre resistere e camminare. Si perdono i soldati. Si traversano posti in fiamme. Non si conosce più il tempo né l’ora! Tutti scappano; è forse il disastro assoluto? Nessuno dà ordini; trovo soldati del 44°, assumo comando brigata ! Notte tremenda. Soldati si sperdono per stanchezza e confusione. Tutto fradicio … Saremo in tutti circa 150.”

L’indomani mattina, il 30 ottobre, il suo reparto ingaggiò un conflitto a fuoco per arrestare l’entrata degli austriaci a Codroipo, mentre l’inerme popolazione civile si dava alla fuga terrorizzata. Ben presto gli attaccanti presero il sopravvento e non restò agli italiani altra scelta che proseguire nella ritirata.

Tutto accadeva precipitosamente, con il nemico che non dava tregua. Ecco le sconsolate annotazioni di Gabriotti : “Temo di essere prigioniero con i miei soldati, in tutto circa 180 … Una donna mi indica la via. Un fante cade estenuato. Debbo lasciarlo: che amarezza!”

La ritirata continuò nel medesimo terribile scenario. […]

Il resto del testo è nell’allegato.