Famiglie altotiberine nel secondo decennio del '900.

Cresce il disagio sociale

Intanto assillavano i problemi sociali che il conflitto europeo si trascinava dietro. Scrisse il settimanale socialista “La Rivendicazione”: “La guerra non arriva mai sola. Essa ha con sé una invisibile compagna. Guerra e fame passano insieme”.

Con le piaghe della diffusa disoccupazione e dell’impoverimento dei ceti sociali più vulnerabili, si intrecciò il critico problema dell’approvvigionamento alimentare, preoccupante sin dalle prime settimane del conflitto. Per costituire riserve di grano e fissarne periodicamente il prezzo massimo di vendita, alcuni comuni promossero commissioni annonarie.

Del malcontento che serpeggiava quasi ovunque portano testimonianza le manifestazioni di protesta di Città di Castello e Caprese Michelangelo alla fine del 1914.

La guerra che divampava sul suolo europeo seminò inquietudine anche in seno alla piccola borghesia e a quegli strati sociali che, seppur di condizione non agiata, riuscivano ad accantonare qualche risparmio. Nel 1914, dopo un primo semestre “florido ed abbondante”, la Cassa di Risparmio di Città di Castello ne ebbe un secondo “gramo ed intristito”, per i tanti clienti che, vinti dal panico e dall’insicurezza, preferirono ritirare i loro depositi. La sfiducia si sarebbe protratta per tutta la prima metà del 1915, soprattutto tra i risparmiatori delle zone rurali.