Dibattito promosso dai cattolici.
Sciopero degli studenti delle scuole superiori.

Confronto appassionato tra gli studenti

Altri temi trattati danno un’idea di come «Il Sagittario» fosse davvero una “palestra” di idee. Illustrò la figura del rivoluzionario Che Guevara, ma anche del cantautore Fabrizio de Andrè; ed espose elementi di educazione sociale di un pedagogista cattolico, Gesualdo Nosengo. Né mancò un intervento sulla laicità dello Stato, rivendicando il suo diritto di dotarsi di una legge che permettesse il divorzio. Proprio allora si stava dibattendo la proposta in tal senso del deputato Loris Fortuna. Toccò a me scrivere questo articolo. Esposi i pro e i contro, prendendo infine posizione a favore della libertà di divorzio. Mi telefonò subito la direttrice responsabile del giornale, la giornalista Eliana Pirazzoli, per dirmi che era inopportuno scrivere quelle cose. Ma facemmo di testa nostra…

«Il Sagittario» sarebbe stato riproposto anche nel gennaio e aprile 1970, in formato tabloid. Ne divenne direttore responsabile il giornalista televisivo Sandro Ceccagnoli e vi collaborò una nutrita schiera di giovani vicini al movimento “Giovani per il Terzo Mondo”: sfogliandone le pagine si leggono i nomi di Graziano Conti, Mauro Vigna, Antonio Guerrini, Alvaro Fiorucci, Michele Gambuli, Roberto Cuccolini, Simona Vaccari, Franca Alunni e don Paolino Trani. Della redazione precedente vi confluirono, insieme a me, Ennio Taffini e Giuliano Loschi.

Intanto, in quel 1969, a Città di Castello si dispiegava l’attività il Movimento Laureati Cattolici. La sezione tifernate, intitolata ad Angelo Gambuli, promosse da gennaio a primavera una serie di incontri pubblici che avevano come filo conduttore il tema “La libertà nelle sue attuazioni concrete”. Nel presentarli alla stampa, Antonella Lignani sottolineò che non si trattava di conferenze, bensì di “tavole rotonde”, proprio per dare più spazio al confronto di diverse opinioni. All’incontro su “Libertà nel mondo del lavoro” intervennero il sindacalista Domenico Barni, l’operaio Alvaro Fiorucci, l’imprenditore Antonio Gasperini e l’impiegato Luigi Santinelli; a quello su “Libertà nella famiglia” il dottor Ezio Cenci, Marisa Corsi e i giovani Michele Gambuli e Carla Cesaroni; e sul tema “Libertà nella università” le insegnanti Rossella Mercati e Simonetta Nocentini si confrontarono con gli studenti Mario Capanna e Angelo Capecci.

Un’altra tavola rotonda affrontò l’argomento “Libertà e scuola”, ritenuto dai promotori “di scottante attualità”. Vennero chiamati come relatori il preside Bruno Baldicchi, il prof. Enrico Zangarelli e tre studenti: c’ero anch’io, insieme a Ennio Taffini ed Enrico Puletti. Ricordo che fu un dibattito appassionato, in una sala affollata. Alla conclusione del mio intervento puntai l’indice contro il nozionismo allora imperante e dissi provocatoriamente: “Volete sapere cosa porterò con me dei cinque anni di liceo classico? Ecco: rosa, rosae, rosae, rosam, rosa, rosa…”.

Un po’ esagerai. Il liceo mi ha lasciato più che il ricordo mnemonico delle declinazioni dei nomi latini. Ma, purtroppo, non conservo un ricordo per niente gratificante del periodo scolastico precedente la contestazione.