L’altura di Montedoglio all’epoca, da ovest.
Veduta attuale di Montedoglio da sud.
Particolare del castello di Montedoglio, distrutto durante i combattimenti.
Torrione trecentesco di Montedoglio, distrutto durante il passaggio del fronte.

Combattimenti a Montedoglio

Mentre la 305a divisione tedesca tentava di frenare l’avanzata nemica sull’Alpe di Catenaia, verso il Tevere la 114a Jäger Division ebbe il compito di tenere il più a lungo possibile la posizione di Montedoglio, per bloccare l’accesso alla parte settentrionale della Valtiberina. La 114presidiava pure il tratto di fronte tra Viamaggio e Badia Tedalda. Sul fronte altotiberino era schierata anche la 44divisione, che a partire dal 20 agosto cominciò a ritirarsi per prendere posizione sulla Linea Gotica. Proprio su questa estrema linea difensiva germanica fervevano i lavori di fortificazione e la consapevolezza di persistenti punti deboli imponeva di guadagnare ulteriore tempo.

Il caposaldo di Montedoglio resistette a lungo al martellamento dell’artiglieria e alle incursioni anglo-indiane. Un primo attacco dei mezzi corazzati del Wiltshire Yeomanry provenienti dalle vicinanze di Sansepolcro, previsto per il pomeriggio del 18 agosto dovette essere rinviato a causa della pioggia, che aveva reso intransitabile il percorso. Se i carri armati fossero rimasti impantanati, sarebbero stati facile preda dei cannoni tedeschi.

Nella notte dal 19 al 20 agosto una unità del 12° Lancers preparò un guado sul Tevere a nord-est di Viaio. Da lì passarono i mezzi che il pomeriggio del 20 mossero all’assalto. Così ne sintetizzarono gli esiti i tedeschi nel diario di guerra della X Armata: “Presso la 114 Jäger Division il nemico attacca alle ore 16.00, dopo un intenso fuoco di artiglieria e di carri, in forza di due compagnie appoggiate da 16 carri armati, i nostri avamposti presso Montedoglio. La nostra artiglieria, molto ben appostata, riesce a far saltare in aria la massa dei carri e quindi a fermare l’attacco ad ovest di Montedoglio. Ad est di Montedoglio sono ancora in corso combattimenti con reparti nemici infiltrati. Un carro nemico viene distrutto […]”. I britannici ammisero il fallimento dell’attacco, ma loro fonti limitarono le perdite del 20 agosto a due carri distrutti, un ufficiale e un soldato uccisi e quattro prigionieri. Il sottufficiale del 12° Lancers Frederick Hunn, che si trovava in buona posizione per osservare gli eventi, avrebbe testimoniato: “Abbiamo visto una battaglia tra carri armati. Tre dei nostri furono distrutti. Poi venimmo investiti dal fuoco nemico anche noi che si stava guardando”.

Nei giorni successivi l’area di Montedoglio rimase al centro delle operazioni militari, ma senza nuovi attacchi frontali al caposaldo tedesco. Si succedettero quindi solo scontri marginali. In uno di questi, una pattuglia di cinque uomini dell’8° Manchester superò un campo minato presso Montedoglio, disarmò due sentinelle e colse di sorpresa, prendendoli prigionieri, 26 tedeschi che stavano prendendo il sole L’indomani il loro comandante si consegnò ai britannici per non essere accusato di negligenza davanti alla corte marziale.

Gli anglo-indiani schierati lungo la valle attesero dunque che si compisse l’offensiva sferrata dai Monti Rognosi verso Monte Fungaia: la conquista di questa altura, proprio alle spalle di Montedoglio, avrebbe dovuto costringere i tedeschi a ritirarsi per non rimanere in trappola. Strenua fu la difesa di Monte Fungaia da parte dei tedeschi. Persero la posizione una prima volta il 25 agosto, ma riuscirono a riconquistarla. Dovettero però evacuarla definitivamente il 28, incalzati dall’offensiva dei punjabi della 25 Brigata. A quel punto si ritirarono anche da Montedoglio, diventata indifendibile.

 

Per il testo integrale, con le note e i riferimenti iconografici, si veda il mio volume Guerra e Resistenza nell’Alta Valle del Tevere 1943-1944, Petruzzi Editore, 2016.