Manifestazione pubblica nel 1906 presso il monumento a Garibaldi, nell'omonima piazza.
Fucile a percussione prodotto dalla Manifatture Reale di Saint Etienne nel 1822.

Volontari e patrioti dopo l’Unità

Il veterano del Risorgimento tifernate, Luigi Bufalini, visse fino al 1865. Si tramanda che fondò la loggia massonica tifernate XI Settembre, di cui fu il primo maestro venerabile.
Nei primi anni ’60 ebbe un ruolo molto attivo nella società locale Attilio Trivelli, fondatore della Società Patriottica degli Operai e tra i promotori della Società Anonima Tifernate, che intendeva incentivare le attività economiche; morì però a soli 31 anni nel 1867. Il fratello Ruggero, che seguì Garibaldi anche nella campagna di Vosgi (Francia) nel 1870, sarebbe stato a lungo consigliere comunale.
Raccolse soddisfazioni in campo politico il conte Carlo Carleschi (1833-1886), eletto consigliere provinciale nel 1863 e deputato al Parlamento per la IX legislatura nel 1867.
Brillanti carriere ebbero altri patrioti che non partirono volontari. Cherubino Dari (possidente, 1826-1894) può essere considerato il più autorevole uomo politico tifernate nei primi decenni post-unitari. Entrò in consiglio comunale nel 1861 e vi rimase fino agli anni ’80, ricoprendo le cariche di assessore e, dal 1876 al 1882, di sindaco. Fu anche consigliere provinciale e, infine, deputato in Parlamento nelle legislature XIV e XV. Altro personaggio di rilievo della politica locale, Amilcare Tommasini Mattiucci (possidente, 1812-1893) sedette in permanenza in consiglio comunale e fu sindaco negli anni negli anni 1866-1874, 1882-1883 e 1887. Si fece invece strada nella magistratura Filottete Corbucci (1825-1913): procuratore del re a Spoleto, Fermo, Camerino, Frosinone e Civitavecchia, divenne poi presidente del tribunale a Urbino e quindi consigliere d’appello alla corte di Aquila, dove rimase 14 anni. Chiuse la carriera alla corte d’appello di Roma.
Altri patrioti dettero un rimarchevole contributo allo sviluppo sociale ed economico della Città di Castello post-unitaria. Giosuè Palazzeschi (avvocato e possidente, 1809-1882) si distinse come imprenditore e coltivatore di tabacco, presiedette la Cassa di Risparmio dal 1870 al 1883 e l’Accademia degli Illuminati dal 1871. Aurelio Mancini (nobile e possidente, 1812-1881) fu a capo della Società Anonima Tifernate per l’incremento dell’industria nel 1864 e sindaco nel 1862-1864; i membri della Società Patriottica degli Operai lo vollero come loro portabandiera quando fondarono l’associazione. Il fratello Annibale (1804-1867) ricoprì gli incarichi di consigliere provinciale e di presidente della Congregazione di Carità.
Dettero a lungo il loro contributo alla vita pubblica come consiglieri comunali Marcello Speziali (possidente, 1826-1896), Vincenzo Ricci (commerciante, 1830-1911), per alcuni anni pure alla guida della banda municipale, e Domenico Scarafoni (possidente, 1839-1902), che presiedette la Società Patriottica degli Operai. Invece Leovigildo Tommasini Mattiucci (possidente, 1824-1877), colto e appassionato bibliofilo, lasciò perdere la politica e si dedicò alla cultura, accettando comunque, negli ultimi anni di vita, la presidenza della banda musicale cittadina.
Divenne maestro e poi direttore didattico il garibaldino Pio Spaccialbello (1847-1914), che fu un attivo filodrammatico. Si affermò come commerciante Giuseppe Duranti (originario di Sansepolcro, 1842-1906); rimase sempre fedele agli ideali risorgimentali, come si legge sulla sua tomba: “Offrì la vita / al Volturno e a Custoza / per la redenzione de la patria / Per la grandezza di lei / combatté in ogni lotta / di civile progresso / sempre ed ovunque / sin che morte lo colse / […] / pugnando ancora / con serena giovanile baldanza / per le nobili idee / alle quali aveva consacrata / la vita”.
L’articolo è tratto dal volume: Alvaro Tacchini – Antonella Lignani, “Il Risorgimento a Città di Castello” (Petruzzi Editore, Città di Castello 2010). Alla ricerca storica sui volontari ha collaborato Marcello Pellegrini.