La stazione bombardata nel maggio 1944.
La nuova stazione.

Vecchia e nuova stazione ferroviaria

Chiusa a occidente dal Tevere e dalle adiacenti colline, la città poteva espandersi solo verso settentrione e ad oriente, tra il sobborgo del Gorgone e il convento degli Zoccolanti. In effetti un primo rilevante ampliamento si ebbe proprio verso oriente, a ridosso della linea ferroviaria. Nei primi quindici anni del ‘900 vi prese forma quella che si può considerare la prima zona industriale tifernate, con lo Stabilimento Lapi, la Falegnameria Cristini, le Officine Meccaniche Gualterotti & Malvestiti, l’Officina Ferroviaria e la Fornace Martucci; poi vi avrebbe trovato posto anche la Segheria Nardi. Costeggiando la cinta muraria verso nord, sempre lungo la linea ferroviaria, si trovavano la Segheria Onofri e il “Fornacione”. Tra queste strutture produttive, si ergeva la Palazzina Bini – un tempo sede di bagni pubblici e osservatorio meteorologico, dal 1940 Scuola per le Arti Grafiche – e l’adiacente Campo Sportivo “Elia Volpi”.
La distruzione della stazione ferroviaria da parte dei tedeschi creò i presupposti perché nel dopoguerra si trovassero soluzioni nuove ai problemi urbanistici. Il nodo di fondo da sciogliere per poter impostare qualsiasi programma era proprio la scelta del tracciato lungo il quale sarebbero state costruite la linea ferroviaria e la stazione.
Sin dal febbraio del 1945, il sindaco Luigi Pillitu aveva premuto sulla “Mediterranea”, perché avviasse gli studi tecnici al riguardo, sostenendo l’inevitabilità dello spostamento della stazione, che costituiva un “insuperabile ostacolo allo sviluppo dell’abitato cittadino”, stretto fra il Tevere e la linea ferroviaria. Tre anni dopo, il comune do­veva sollecitare l’elaborazione del progetto, senza il quale non poteva essere avvia­ta alcuna iniziativa di carattere urbanistico.
Finalmente, nel 1949, la “Mediterranea” indicò l’area prescelta, dove di lì a poco sarebbe stata costruita l’attuale stazione ferroviaria.
Intanto un finanziamento statale aveva reso possibile nel 1946 la rettifica della “Tiberina 3 Bis” da Rignaldello al Cavaglione. Realizzando il tracciato attuale, si liberarono i due sobborghi dal pesante traffico della strada statale che li attraversava.