Lavorazione delle foglie di tabacco Bright in un podere altotiberino (anni ’30).
Tabacco in mostra alla Mostra dell'Artigianato del 1937.
Preparazione di una balletta di tabacco Virginia Bright (anni ’30).
Perizia del tabacco nello stabilimento (anni '30).

Una sfida

 

Quanto fosse impegnativa la coltivazione del Bright ebbe a sottolinearlo Giulio Pierangeli, avvocato della Fattoria e ascoltato consigliere dei procuratori e del direttore: “Le foglie del Virginia sono molto più delicate di quelle del Kentucky, ed è necessario collocarle nei locali di cura nella stessa giornata in cui vengono colte, senza esporle al sole: pesano quattro o cinque volte meno, e quindi per avere un quintale di Virginia occorre molta maggior mano d’opera per l’infilzamento delle foglie e poi per la cernita […]”. E ancora: “Bisogna cogliere gradualmente il tabacco foglia per foglia, quando questa sia giunta al punto giusto di maturazione: bisogna provvedere con rapidità e con attenzione all’infilzamento delle foglie e al carico dell’essiccatoio, perché il ritardo danneggerebbe il prodotto; bisogna poi usare durante la cura a fuoco una vigilanza continua ed intelligente, seguendo con il termometro, le variazioni della temperatura nell’essiccatoio, ove si deve giungere gradualmente e tempestivamente agli 80 gradi, e tenendo sempre conto delle leggere variazioni di colore delle foglie. Una distrazione durante il periodo della cura può compromettere una infornata, con danno grave e irreparabile: se il tabacco anziché divenire giallo diviene marrone, la partita non vale un soldo”. Inoltre, per avere un prodotto buono e abbondante – scrisse Pierangeli – era necessaria un’abbondante e razionale irrigazione, non con i “mezzi primitivi” usati fino ad allora, bensì “sfruttando le acque sotterranee e quelle dei torrenti e dei fiumi” e dotandosi di moderni impianti fissi e di piccoli bacini.
Pierangeli seppe cogliere i promettenti sviluppi di carattere sociale che la coltivazione del Bright stava per innescare: proprio gli ingenti investimenti finanziari e la mobilitazione delle migliori energie umane da essa richiesta avrebbero contribuito a una decisiva opera “civilizzatrice” della campagna altotiberina e della popolazione rurale. Da un lato era stimolato lo spirito imprenditoriale del proprietario terriero, dall’altro si prospettava alle famiglie mezzadrili un’occasione unica per aumentare reddito e tenore di vita, dedicandosi al Bright in periodi in cui non erano assorbite da altri lavori. Anche per questo, dando prova di lungimiranza, i dirigenti della Fattoria incentivarono il lavoro di essiccazione del Bright nelle campagne: sarebbe costato di meno effettuarlo nel magazzino cittadino, ma gli agricoltori avrebbero così perduto una parte cospicua dei loro proventi.