Bambino di famiglia borghese con la sua balia
Battesimo in campagna
Scheda anagrafica ottocentesca

Una breve introduzione

Per tutto l’’800, e anche oltre, i nomi più diffusi erano Giuseppe e Maria. Dalla seconda metà del ’900 i gusti sono cambiati: a cavallo del 2000 i più gettonati per i bambini erano Andrea e Giulia, 10 anni dopo Lorenzo e Sofia. Ma sotto la coltre del conformismo si rivela anche il gusto per un’onomastica più stravagante, o raffinata. Accade in ogni ceto sociale. Nell’aristocratica famiglia Catrani si incontrano Teopista, Azzo, Tomiride, Glotto, Amatunta, Emerenziana e Catrano. I due proprietari dell’Albergo Cannoniera si chiamavano Godevalle e Brandilla. Dei contadini di Scalocchio misero ai figli i nomi di Basilissa, Crispoldo, Edilburga, Emirene, Ermelinda e Ugone.

L’ispirazione per i nomi può essere la più varia. Il libro si sofferma sui vari filoni dell’onomastica: la religione e la bibbia, la politica e le ideologie, la letteratura e l’opera lirica, la storia e altri ancora.

Una fonte straordinaria di nomi rari è proprio la storia del cristianesimo.

Si va da nomi di ispirazione religiosa come Diofido, Amadio, Diomira e Dionora, a quelli di santi implorati dalla gente contro le ‘tribolazioni’: ad esempio, Emidio e Ponziano proteggevano dai terremoti, Apollonia dal mal di denti, Eurosia ed Eulalia da grandine e fulmini, Anna dai problemi del parto. Santi i cui nomi erano diffusi a livello popolare. Un signore si chiamava Prosdocimo, come il nome di uno dei santi venerati il giorno in cui nacque.

Piacevano anche nomi radicati nella storia antica, nella mitologia e nella letteratura classica.

le vicende e i personaggi di quel lontano passato erano noti non solo ai dotti, ma anche tra i ceti poveri e illetterati. A tramandare e tenere in vita quel patrimonio di conoscenze fu la trasmissione orale della cultura popolare. Ciò è avvenuto anche per la letteratura cavalleresca, per le novelle del Boccaccio, per miti e leggende di grande impatto emotivo, tutti fonte straordinaria di onomastica. Sono stati tramandati per via orale dai cantastorie o nelle veglie serali intorno al focolare.

Ci sono poi i nomi dagli evidenti richiami politici e ideologici. Troviamo quelli che riecheggiano l’epopea garibaldina (Menotti, Ricciotti, Annita, Volturno, Mentana, Aspromonte), l’anarchismo (Cafiero, Libertaria), il libero pensiero (Giordano Bruno, Ferrer), il filone marxista-leninista (Lenin, Comunista) e via dicendo.

Anche l’opera lirica fu fonte importante fonte di ispirazione (Aida, Boheme, Abigaille, Tosca), in particolar modo tra i ceti popolari, che l’adoravano.

Destano curiosità i nomi dati ai figli sulla base della sequenza delle nascite: da Primo e Secondo, fino a Settimio e Ottavio. È una tradizione antica, improponibile ora che si fanno pochi figli. C’era anche chi si chiamava Finimola, termine dialettale per ‘Finiamola’; come dire: tu sei l’ultima figlia, ora basta!

Da qualche decennio la nostra onomastica è stata invasa da nomi di provenienza anglo-americana. È la conseguenza della predominanza assoluta dei Paesi di lingua inglese nella musica, nella cinematografia, nello spettacolo, nella televisione, nello sport e in tutte le attività che maggiormente influenzano il costume popolare. Nell’’800 l’unico nome straniero con una certa diffusione era Washington; ma era così difficile a scrivere e pronunciare che da noi diventò Vàsinton o Vasìntone.