Cartelli della contestazione del ballo pro-Croce Rossa.
Manifestazione stidentesca in piazza nel 1970.
Mobilitazione giovanile in piazza contro la guerra in Vietnam.
Don Paolino Trani celebra la Messa all'interno di una fabbrica occupata dagli operai.

Testimonianze (2): universitari e operai

Fabio Peroni

Avevo 21 anni. Si fece una riunione per organizzare la contestazione. Si voleva emulare quella della Scala a Milano. Ci si ritrovò noi del PSIUP: insieme a me c’erano “Schioppo” (Luciano Martinelli), Fabio Celicchi, Walter Baldicchi, il dottor Novello, Marcello Magrini del consiglio di fabbrica della Renzacci e Costanzo Radicchi. Si era un gruppo già inserito nel movimento operaio.

Mancava una forte visione ideologica, di lotta di classe. C’era un certo spontaneismo. Contava ciò che aggregava; e allora era l’utopia, la speranza nel futuro. Una spinta più etica che politica.

Si contestava la beneficenza per sottolineare le contraddizioni del mondo borghese. Ora si è recuperato il valore della beneficenza; allora era un disvalore, perché si considerava la beneficenza un disvalore. Ma allora non c’era il volontariato di oggi, che è venuto fuori in seguito a quegli eventi per dare un valore alla beneficenza.

Insieme al PSIUP e a giovani esponenti del mondo cattolico, ebbero un ruolo primario nella contestazione quelli della Filodrammatica (Angelo Zigrino, Pacciarini), quindi media borghesia intellettuale

Condividevamo uno spirito non violento. Quando cominciarono ad alzarsi i toni, Zigrino mi disse che era ora di chiudere la manifestazione e io feci il discorso conclusivo.

Il PCI restò ai margini, non prese posizione. L’evento rappresentò un elemento di rottura, specie tra i giovani.

 

 

Angelo Edoardo Zigrino

Conoscevo don Achille e don Paolino. Inoltre aiutavo nel doposcuola a San Pio don Achille, che ci permetteva di usare il teatrino della chiesa per le nostre prove.

Nel 1968-1969 si viveva il passaggio dall’Accademia Filodrammatico al Teatro dei 90. Eravamo nell’Accademia, ma si stavano creando le condizioni per una svolta radicale. Fu dopo il primo campo di lavoro dei “Giovani per il Terzo Mondo” che mi si chiese di collaborare con loro ad una iniziativa di sensibilizzazione sulla fame nel mondo in piazza di sotto. Lessi brani di Raul Follereau e alcune mie poesie. Si era in calzamaglia. Questo avvenne tra il settembre e l’ottobre 1968. Noi filodrammatici già allora ci firmammo come “Giovani del Teatro dei 90”. Pacciarini non c’era, stava frequentando un corso a Milano per fare l’assicuratore.

A quell’epoca stavo frequentando l’ultimo anno di università, Lettere, a Perugia. Presiedevo l’UGI (Unione Goliardica Italiana), di sinistra, e il segretario era Gianfranco Pannacci. Allora vi era anche l’Associazione Goliardica Italiana, di ispirazione liberale. Inoltre c’erano il FUAN, neofascista, forte soprattutto a giurisprudenza e medicina. La FUCI che raccoglieva specialmente le studentesse, e l’Intesa cattolica. Politicamente ero segretario regionale dei giovani socialisti.

Avevo un forte legame di amicizia con Mario Capanna. Nei miei anni di liceo, c’era stato un primo movimento nel 1963, quando insieme a Capanna si chiese la possibilità di eleggere rappresentanti di classe e di riunirci in assemblea. Ci concessero i rappresentanti; io e Capanna fummo eletti, ma nelle altre classi non avvenne nulla, fu un fallimento. Il fatto era che il preside Castaldo, del PSIUP, ci spalleggiava, ma gli insegnanti erano contro.

La contestazione del ballo della Croce Rossa fu ovviamente una emulazione di quanto fatto da Capanna alla Scala. Si voleva fare anche noi qualcosa. Maturò nel confronto che si aveva allora con gli amici dei “Giovani del Terzo Mondo”, con i ragazzi del PSIUP. L’idea venne fuori in una riunione tenuta nella sala Arte e Cultura. Si decise di fare una contestazione pacifica. Io non potevo espormi troppo, perché ero segretario del PSI, avrei connotato politicamente la manifestazione.

 

 

Pietro (Pippo) Mencarelli

Sono stato in classe al liceo con Mario Capanna. Rimanemmo amici e lo frequentai a Milano. Anch’io, come lui, sono stato nell’Azione Cattolica; l’ho anche presieduta. All’università, dopo essere stato vicino al partito socialista, ho aderito al PSIUP. Appartenevo ancora a questo partito nel 1969, ma iniziavo ad essere influenzato da Capanna e da Avanguardia Operaia, trotskista. Mi vedevo con un gruppo di Umbertide. Allora avevo 25 anni.

La contestazione del ballo di beneficenza della Croce Rossa fu una scimmiottatura di quella della Scala, del 7 dicembre 1968. Non ricordo come fu organizzata. C’era un certo spontaneismo.

Non avevo le idee chiare di quello che volevo. C ce la volevamo contro i ricchi. Ma come potevo considerare nemici di classe gente come Sergio Polenzani e Gianfranco Bellini…? Bellini ci provocò quando salì su al Circolo per la serata della Croce Rossa; si girò verso di noi e ci mostrò lo smoking, sprezzante. E noi a fischiare. Poi siamo diventati amici.

Nel gruppo dei contestatori c’era chi, come Pacciarini (repubblicano) diceva che bisognava portare la rivoluzione all’interno di ciascun partito al quale si apparteneva

Dal 1970 al 1972 ho fatto il militare. Sono partito allievo ufficiale e sono tornato soldato semplice, degradato. Mi hanno fatto fare il giro dell’Italia, con i rifiuti dell’esercito. Ero amico di Capanna e lo sapevano. E poi parlavo troppo di politica. Mi dicevano di stare calmo, di stare lontano dalla truppa.

 

 

Venanzio Nocchi

Facevo l’ultimo anno di università ed ero molto impegnato nello studio, stavo preparando la tesi. Ci organizzammo come Unione Goliardica Italiana, di sinistra, a Castello, ma dopo pochi mesi l’attività si fermò, perché era insanabile la diversità di idee tra noi di sinistra e i socialdemocratici, come ad esempio Bonini. Pubblicammo solo un numero di un periodico, di cui mi sfugge il titolo.

Allora la FGCI era ridotta a poca cosa; la dirigeva Gianfranco Pannacci.

Partecipai all’incontro organizzativo della contestazione, ma a titolo personale. Sostenni tesi di sinistra, più strutturate rispetto a quanto prevalse, che fu non ideologicamente marcato. Si trattò di una contestazione sorta su basi spontanee e con parole d’ordine di tipo abbastanza generico.

Era sindaco Angelini. Il PCI aveva come principali punti di riferimento Pino Pannacci e Silvio Antonini. Rimase alla finestra per quanto riguarda la contestazione.