Marion Heller, nella copertina di un libro sulla sua vita.

Spie contro la “San Faustino”

Per tentare di disinnescare la minaccia partigiana, il regime e i tedeschi fecero ricorso pure a spie. La storia di una di esse ha lasciato una traccia indelebile nella storia della “San Faustino”, per la figura della protagonista, per la sua atipicità e per la drammatica conclusione. Si chiamava Maria Keller, ma era comunemente chiamata Marion. Ungherese nata in Svizzera, trentenne, aveva accettato di fare da spia per i francesi in Italia. Scoperta e condannata a 25 anni di carcere, durante la dura detenzione a Perugia fu convinta dal Capo della Provincia, Rocchi, a infiltrarsi nella zona della “San Faustino” per carpire informazioni sulla Brigata. Appena giunta nella zona, insospettì i partigiani, che l’arrestarono. La donna ammise le sue colpe e fu condannata a morte, ma le sue accorate suppliche indussero a sospendere la condanna. Restò dunque nel territorio tra la “San Faustino” e la banda di “Raniero”, che allora stazionava a Colle d’Antico. Strinse amicizia con due britannici rifugiatisi presso i partigiani – Fred Fitzgerald e Dennis Bennet – e fu benvoluta dai tifernati della banda di Montebello. Ma nuovi sospetti, e il clima di diffidenza che aleggiava alla macchia tra combattenti di temperamento e di ideali assai diversi, ne pregiudicò la situazione. Fu fucilata il 28 aprile presso Colle d’Antico da uomini di “Raniero”.

Si racconta che in quel periodo tentarono di infiltrarsi nella zona anche due tedeschi, travestiti da ufficiali alleati. Non avendo più notizia di loro, le autorità germaniche inviarono altri uomini alla loro ricerca. Vennero a sapere della loro morte e minacciarono una rappresaglia, evitata perché l’arciprete di Aggiglioni, don Ivo Andreani, aiutò a scoprire dove erano stati sepolti i due corpiLa storia delle due spie tedesche, intorno alla quale si intrecciano notizie in parte discordi, avvenne la prima metà di maggio. Il comandante della “Pesaro”, Ottavio Ricci, così ne parlò: “Il ‘Panichi’ il 7 maggio giustiziò due provocatori al soldo tedesco – Aron Arnold e Carl Gilbert – che tentarono di infiltrarsi tra i partigiani”.

 

 

Per il testo integrale, con le note e i riferimenti iconografici, si veda il mio volume Guerra e Resistenza nell’Alta Valle del Tevere 1943-1944, Petruzzi Editore, 2016.