Ponte sul Singerna distrutto a Caprese Michelangelo.
Denuncia di saccheggio da parte di militari tedeschi.
Casa distrutto ad Aboca.
Processione a Sestino nel centro urbano parzialmente distrutto.

Razzie e danni bellici in Valtiberina toscana

Razzie e danni bellici a Caprese Michelangelo

Già quando la guerra stava per investire l’Alpe di Catenaia e il territorio di Caprese Michelangelo, la popolazione rurale conviveva da tempo con disagi, pericoli e umiliazioni. I tedeschi stavano consolidando le loro posizioni difensive e si comportavano da padroni. La gente non s’era fatta illusioni; aveva saputo dalle stesse truppe germaniche transitate in precedenza, che “sarebbero affluiti uomini sempre più freddi e chiusi a ogni sentimento umano, fino al limite di crudeltà e spietatezza proprio dei soldati di prima linea”.

Dalla seconda metà di giugno divennero più frequenti le razzie di bestiame, le deportazioni di persone, la requisizione di uomini per trasportare munizioni di artiglieria, costruire postazioni per mortai e mitragliatrici e scavare buche per mine. I capresani s’ingegnarono in tutti i modi per sfuggire ai rastrellamenti, per nascondere cibo e vinsanto, per disperdere suini e bestiame nei boschi e impedirne la razzia. Ma si trovarono imprigionati in una morsa quando giunsero i reparti di artiglieria tedesca a piazzare i cannoni e a cercare per le munizioni i siti meno vulnerabili agli attacchi aerei alleati. Intanto “il territorio veniva percorso in lungo e in largo dalle pattuglie che avevano il compito di eliminare la presenza partigiana e di rastrellare i bovini”. Divenne pericolosissimo tentare di salvare il bestiame nascondendolo nel bosco e sulle alture.

Dopo il passaggio del fronte, a Caprese Michelangelo si censirono 20 edifici completamente distrutti, 16 gravemente danneggiati, 198 lievemente danneggiati. Subirono danni anche 3 cimiteri, uno dei quali in modo pesante. A ciò si dovevano aggiungere 8 fabbricati colonici semidistrutti e 80 danneggiati. Per quanto riguarda la viabilità, il 40% di quella rurale era stata danneggiata e ammontavano a 10 i ponti distrutti. Venne calcolato anche il danno subito dal patrimonio zootecnico, con 270 bovini, 356 suini, 867 ovini e 54 equini asportati dai tedeschi o morti per sinistro di guerra. I tedeschi avevano razziato anche circa 3.000 quintali di fieno e 1.200 di paglia.

 

Danni bellici ad Anghiari

Dopo il passaggio del fronte, ad Anghiari si censirono 7 edifici completamente distrutti, 120 circa riparabili in oltre due mesi, 190 circa riparabili in circa due mesi. Ammontavano a 17 i ponti distrutti (10 su strade comunali, 6 su strade provinciali e 1 su strada statale). Venne calcolato anche il danno subito dal patrimonio zootecnico, con 584 bovini, 326 suini, 237 ovini e 54 equini asportati dai tedeschi o morti per sinistro di guerra. Tuttavia tali dati apparivano sottodimensionati, a causa del “ristretto tempo avuto per dare la comunicazione agli interessati”.

 

Danni bellici a Badia Tedalda e Sestino

A Badia Tedalda e Sestino i tedeschi minarono e fecero saltare in aria i nuclei centrali dei capoluoghi e tutti i ponti della zona.

Una giovane donna di Sestino, Viola Angeli, così raccontò il suo ritorno nella cittadina all’indomani della liberazione: “[…] la mattina il fronte era già passato, ho visto Sestino tutto in fumo, in fiamme, bombardato. So’ venuta qui a Cirinella per veder meglio, ma ho visto tutti i ponti a terra, era tutto bombardato, tutto cascato per terra, tutto il fumo da tutte le parti […]. Poi son presa e son ritornata a Sestino, son venuta a vedere la mia casa se era bombardata, se era caduta. Invece la mia, ringraziando il Signore, era su come adesso, solo che […] a vederla era un pianto, era tutta bruciata, porte finestre, ero parecchio disperata”. L’intero territorio agricolo era devastato dalla guerra, segnato dallo sfollamento obbligatorio della popolazione e svuotato dalle razzie: erano andati perduti il 70% del grano, il 30% del granturco, il 60% delle patate, il 50% dei legumi, il 90% dei foraggi; inoltre era stato sottratto il 60% del bestiame e il ritardo nella ripresa delle operazioni rurali comprometteva la nuova annata agricola.

 

 

Per il testo integrale con le note e le referenze iconografiche, si veda il mio volume Guerra e Resistenza nell’Alta Valle del Tevere 1943-1944, Petruzzi Editore, 2016.