Porta San Giacomo nella pianta dell’abate Titi.
La stazione ferroviaria e, dietro, le mura.
I "torrini" di porta Sant'Egidio.

Porta Sant’Egidio e piazza della stazione

La costruzione della ferrovia e della stazione provocarono il primo rilevante in­tervento urbanistico post-unitario. Il dibattito si accese su quale potesse essere il luogo più funzio­nale e più decoroso come ingresso dalla stazione ferroviaria verso Città di Castello. La commissione preposta dal consiglio comunale indicò già nel 1880 l’area fuori porta Sant’Egidio: “Difatti è la più centra­le, è vicinissima alle tre piazze principali della città e specialmente al mercato dei cereali, in cui consisterà in massima parte il nostro movimento commerciale, pre­senta la città nel suo migliore aspetto per l’amenità e salubrità del luogo, per il va­sto orizzonte circondato dalla anfiteatrale corona delle colline, per il prossimo palazzo, parco e giardino Rondinelli-Vitelli, per l’area spaziosa che offre comodità al pubblico passeggio ricercatissimo dai cittadini, anche per la vicina sorgente salu­berrima del Coppo, ed alle costruzioni di officine e magazzini che potessero sorge­re annessi alla stazione […]”.
La scelta di tale area comportava la sostituzione dell’antica porta Sant’Egidio con una barriera e la sistemazione di tutta la piazza e delle vie di accesso per rendere più decorosa la zona. Nel 1885 la principessa Rondinelli-Vitelli, proprietaria di una sezione del terreno interessato, oltre che dell’omonimo palazzo cinquecentesco, non pose ostacoli al progetto di ristrutturazione propostole. Il sindaco poté così riferire al consiglio comunale: “Essa si presta a ritirare più indietro il piccolo fabbricato di sua proprietà posto al lato di levante della fac­ciata del proprio palazzo ed a costruirlo salvo lievi modificazioni secondo il citato progetto sino all’incontro della barriera”. In cambio, il Comune si impegnava a non permettere costruzioni “né per il presente né per il futuro” nel terreno di sua pro­prietà di fronte alla facciata del palazzo, dall’altra parte della piazza; si consentiva soltanto, nello spazio occupato dall’attuale giardino, l’eventuale edificazione di un piccolo locale ad uso di caffè, ma di un’altezza non superiore ai quattro metri.
Anche la Società dell’Appennino Centrale contribuì allo sforzo per dare decoro al­l’area, livellando a proprie spese la via di circonvallazione esterna presso la porta.
Il piazzale antistante la stazione fu prescelto per collocare il monumento a Giuseppe Garibaldi. L’inaugurazione della statua avvenne il 3 luglio 1887, circa un anno dopo l’apertura al traffico della linea ferroviaria “Arezzo-Fossato”.

In quell’ultimo scorcio del XIX secolo il baricentro della città si spostò così verso la nuova piaz­za.