Porta Santa Maria all’inizio del Novecento.
Mercato dl mulo fuori porta Santa Maria (1892).
La porta negli anni '30.
La chiesa di Santa Maria Maggiore prima del restauro.
Processione del Corpus Domini nel corso (1896).
Il Cinema Iris, nel corso (1912).
Palazzo Mignini.
Parte superiore del corso all'inizio del '900.
Processione sfocia dal corso in piazza (1905)
Piazza Vitelli e il corso sui primi del '900.

Porta Santa Maria e il corso

Porta Santa Maria è sopravvissuta a due tentativi di demolizione, decisi dal Comune nel 1872 e nel 1903, e alle mine tedesche nel 1944.

Mercato del mulo e del bestiame fuori porta Santa Maria, fotografato da Enrico Hartmann nel 1892. Di fronte alla porta si estendeva il sobborgo di Rignaldello, allora costituito da poche case.

Da porta Santa Maria entravano il traffico proveniente da Perugia e la popolazione rurale che viveva a sud della città, alla sinistra del Tevere.

La chiesa di Santa Maria Maggiore, adiacente all’omonima porta, fu costruita alla fine del ‘400 con materiale ricavato dalla demolizione della rocca che si situava di fronte.

Processione del Corpus Domini del 1896 fotografata dallo svizzero Enrico Hartmann, stabilitosi in città per lavorare nello Stabilimento Lapi.

Inaugurazione del Cinema Iris, in corso Vittorio Emanuele II, il 25 agosto 1912. Si situava nei locali ora occupati dal ristorante “Il Preludio”.

Palazzo Mignini, nella parte centrale del corso, dopo il completamento della sua decorazione a graffito, avvenuto nel 1914. Il recente restauro ha rimosso la decorazione, ormai irrimediabilmente in degrado.

La via dalla piazza a porta Santa Maria assunse la denominazione di corso Vittorio Emanuele II dopo l’Unità italiana. In precedenza si chiamava via Santa Maria e si prolungava fino a porta San Giacomo.

La processione del Corpus Domini del 1905 sfocia in “piazza di sopra”, costeggiando il chiosco per la vendita di giornali che vi esisteva all’inizio del secolo.

L’imbocco del corso. Sulla destra, il bar di Girolamo Serafini, che produceva anche un rinomato vinsanto. Sulla sinistra, la libreria di Vincenzo Ricci, poi rilevata da Giuseppe Misuri.