Visita del prefetto a Città di Castello durante la guerra.
Giuseppe Gentile, uno dei primi squadristi, con la Milizia Contraerei durante la guerra.
L'osservatorio della Milizia Contraerei a Monte Fumo.
Esercitazione del reparto sciatori della Milizia Contraerei.

Mobilitazione civile

Incalzanti disposizioni ricordarono i doveri dei civili in tempo di guerra.
Entrò subito in vigore l’oscuramento parziale, con la soppressione delle luci non strettamente indispensabili alla vita notturna e l’attenuazione e la schermatura di quelle conservate. In pochi giorni le famiglie dovettero provvedere a sistemare le finestre in modo tale da non far filtrare la luminosità all’esterno. Inoltre si richiese agli automobilisti di oscurare o schermare i fari ed i fanali delle vetture. Ogni giorno, al calar della sera, con la città che diventava più buia del solito, il conflitto in corso appariva improvvisamente meno lontano.
In breve tempo furono completati gli elenchi degli iscritti alla Mobilitazione Civile; gli uomini dai 19 ai 70 anni, esclusi i militari, le donne dai 14 ai 60 ed i giovani dai 14 ai 18 dovevano rendersi disponibili per assicurare il funzionamento dei servizi pubblici e delle attività sociali. La domenica successiva all’entrata in guerra, alle l0 del mattino, risuonò per la prima volta per una ventina di secondi la sirena dell’allarme antiaereo. Si trattava però di una semplice prova, preannunciata alla popolazione; tale operazione assunse un carattere consuetudinario e settimanale.
Gli organi di informazione ed appositi opuscoli divulgarono le norme per i civili in caso di allarme aereo, invitando ad evitare ogni forma di panico, a predisporre rifugi e ad attrezzarsi per far fronte a qualsiasi evenienza. Chi si trovava all’interno di un edificio doveva chiudere i rubinetti del gas e dell’acqua e ritirarsi ai piani inferiori ed in corrispondenza dei muri maestri dell’edificio, tenendosi pronto ad intervenire con sabbia ed acqua in caso di incendio. Coloro che fossero stati colti dal suono della sirena per strada e nella periferia della città avrebbero dovuto fuggire verso la campagna o, altrimenti, rifugiarsi all’interno dei palazzi del centro urbano, dove i residenti avevano l’obbligo di tenere i portoni socchiusi. I guidatori dei veicoli erano tenuti a fermarsi sulla destra della strada, senza però ostacolare la circolazione, e cercare riparo nel più vicino luogo disponibile.
A Città di Castello la Difesa Contraerea Territoriale, DICAT, aveva diversi punti di avvistamento. Uno era in cima alla torre civica, dove fu collocata anche una sirena d’allarme; un altro a Monte Fumo, presso Bocca Serriola. I vari osservatori erano collegati telefonicamente con il centro di difesa antiaerea della città. Comandava la milizia Francesco Trivelli. Nell’inverno del 1941-42 costituì un reparto sciatori per poter garantire il servizio di vigilanza nei punti di avvistamento situati in montagna.
Durante la guerra, per iniziativa del Fascio Femminile, divenne operativo un ufficio informazioni per le famiglie dei militari richiamati.