Il periodico di mons. Carlo Liviero e del P.P.I.
La fanfara del Circolo San Florido.

Maggio violento

Il Primo Maggio del 1920 si avvicinò a Città di Castello in un clima di crescente tensione. Una popolazione esasperata da problemi di pura e semplice sopravvivenza era indotta a vivere la dialettica  politica come uno scontro forse decisivo tra il bene e il male. Affiorarono sintomi evidenti di nervosismo. I socialisti più volte sfidarono i cattolici a un pubblico contraddittorio. Non riuscendo nello scopo, ironizzarono sulla loro paura di aggressioni: “Dite piuttosto che vi ha preso la cacarella e che il sistema adottato da voi di diffamare in sordina gli avversari è più comodo e meno pericoloso”. Ma i “popolari” si lamentavano per il moltiplicarsi di episodi di intolleranza, soprattutto ad opera di giovani operai: “Basta che passi un prete, un giovane cattolico, basta una semplice manifestazione religiosa perché dalle vie o da un’officina o da un laboratorio partano frizzi, derisioni e perfino minacce”. In un contesto tanto eccitato, sia gli uni che gli altri mobilitarono i propri sostenitori per le celebrazioni della Festa del Lavoro.

La manifestazione socialista ebbe luogo al mattino in città. Circa quattromila lavoratori presero parte al corteo e al comizio in piazza Vitelli. Molti sfoggiarono fiammanti garofani rossi all’occhiello; qua e là gruppi di “popolari” assistettero al passaggio del corteo esibendo a loro volta, sorridenti, i garofani bianchi. Benché nella notte fossero stati strappati quasi tutti i manifesti dell’Unione del Lavoro e, di primo mattino, alcuni avessero impedito ad un attivista cattolico di distribuire “Voce di Popolo”, tutto si svolse in un clima di grande tranquillità. Contemporaneamente i cattolici tennero un comizio a Selci. Parlò Gabriotti, invocando un clima di dialogo e di fraternità tra i lavoratori. Quando prese la parola il parroco don Pasquetto, uno sparuto gruppo di socialisti lì presenti protestò per alcune sue affermazioni. La folla li circondò minacciosamente, costringendoli ad allontanarsi.

Il pomeriggio, come da tradizione, i socialisti si dettero convegno con le famiglie sul colle di S. Paterniano per trascorrere qualche ora in allegria.

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