Così l’avv. Giulio Pierangeli ricordava Giovagnoli: “Educatore per istinto, Giovagnoli cooperò all’impianto della modestissima tipografia di via dei Casceri — detta la «tipografia dei preti» — per avere in essa lo strumento concreto della diffusione delle sue idee e per farne il centro di un movimento culturale ad impronta religiosa… L’arte della stampa costituiva per Giovagnoli una necessità imperiosa, dandogli la possibilità di essere contemporaneamente scrittore, editore, tipografo e di riassumere le tre forme di attività”.
Giovagnoli fu dunque tra i fondatori della Scuola Editrice Cooperativa nel 1905, insieme a due esperti tipografi dello Stabilimento Lapi – i fratelli Elvio e Collatino Cecci – e ad un’altra personalità del mondo ecclesiastico, don Giuseppe Lignani. L’affiatato gruppo sperava di fondare una casa editrice «che togliesse alla speculazione libraria e alle sue strettoie tanti giovani autori che spesso non possono far mostra della loro intelligenza, perché incapaci di sottostare alle esigenze delle principali case editrici». Contemporaneamente alla pubblicazione dei primi libri, l’attività della Scuola venne estesa alla stampa di importanti riviste, sia a livello nazionale che locale.
La denominazione dell’azienda mutò nel 1909 in Società Tipografica Cooperativa Editrice, con sede a Firenze. Allora contava una trentina di dipendenti e si identificava nel direttore Giovagnoli, sul quale ricadevano le maggiori responsabilità amministrative ed economiche, senza che per questo percepisse alcun compenso.
Importanti case editrici italiane stabilirono un rapporto di collaborazione costante con l’azienda, stimolandone anche la decisiva trasformazione in Società Anonima Tipografica Cooperativa “Leonardo da Vinci” il 18 febbraio 1912. Il crescente flusso di commesse indusse la “Leonardo” ad avviare due stabilimenti satelliti, la Tipografia “Pliniana” a Selci Umbro e la “Oderisi” a Gubbio, la quale, successivamente, si sarebbe resa autonoma.
Quando, nel 1917, la Zanichelli affidò alla “Leonardo” l’incarico della ristampa dei “Rerum Italicarum Scriptores”, progetto iniziato da Scipione Lapi, correttore di bozze fu lo stesso direttore Giovagnoli.
Giovagnoli mantenne ancora a lungo la carica e durante la sua gestione avviò quel processo di aggiornamento tecnologico che portò per prima la “Leonardo” ad introdurre le monotypes a Città di Castello. Le difficoltà finanziarie nelle quali si dibatté poi la tipografia convinsero l’ormai stanco sacerdote a rinunciare all’incarico nel 1942 e a vendere le proprie azioni.