Mezzi corazzati britannici a Monte Santa Maria Tiberina (foto Imperial War Museum).
Elenco di caduti alleati sepolti nel territorio di Monte Santa Maria Tiberina.
L'avanzata degli Alleati verso Monte Santa Maria Tiberina.
La zona dei combattimenti.

Liberazione di Monte Santa Maria Tiberina

Dopo la conquista di Monte Favalto da parte degli Alleati, divenne campo di battaglia il crinale che dal quella montagna scende verso Poggio Contadini, Piantrano, Col di Fabbri, e poi risale a Monte Santa Maria Tiberina. Lo presero d’assalto i gurkha della 7a brigata indiana, insieme al Wiltshire Yeomanry, traendo grande vantaggio dal terreno boscoso. Dopo aspri combattimenti notturni, all’alba del 12 luglio1944 riuscirono ad attestarsi a Piantrano e in un tratto di crinale. Ma il pesante fuoco dei mortai tedeschi li inchiodò lì. La battaglia divampò furiosa per tutta la giornata, con serie perdite dall’una e dall’altra parte.

Nel tardo pomeriggio il Royal Sussex si mosse per l’attacco decisivo a Monte Santa Maria Tiberina, sfidando il forte fuoco di sbarramento nemico: “L’artiglieria britannica appoggiò l’avanzata, sollevando cortine fumogene nelle posizioni più esposte. Sparò anche concentrazioni di proiettili altamente esplosivi per mettere a tacere i cannoni e i mortai tedeschi. I carri armati a supporto della fanteria venivano comunque ritardati dai campi minati e dai crateri sui sentieri, tanto da diventare bersaglio di perniciose salve di artiglierie e di proiettili di mortaio. Il fumo bianco dello schermo di artiglieria, insieme alle nuvole di polvere marrone degli edifici scheggiati dai proiettili, oscuravano la vista e impedivano di scorgere il paese per dei minuti di fila. Attraverso il fumo, si scorgevano le traiettorie dei traccianti, come acqua che sgorgava da una sistola. Al rapido picchiettare delle mitragliatrici Spandau tedesche rispondeva il rullio dei Bren britannici”.

Verso le ore 22 del 12 luglio, giunto ad appena un miglio da Monte Santa Maria Tiberina, il Royal Sussex sospese l’avanzata. Tra i suoi caduti figurava anche un comandante di compagnia, il maggiore D. H. Brand. Assai provati erano pure i tedeschi, che ritennero impossibile una ulteriore resistenza. Il progresso sul campo degli Alleati fece affermare a Kesselring di nutrire “poca fiducia” nella sua 44a Divisione; e Von Vietinghoff-Scheel avrebbe aggiunto: “È e rimane la nostra peggiore divisione”L’alto comando della Wehrmacht ribadì comunque l’assoluta necessità di impedire al nemico lo sfondamento del fronte nella valle tiberina.

Alle prime luci dell’alba del 13 luglio una pattuglia del Royal Sussex poté constatare che il paese era stato abbandonato dal nemico e aprì la strada al resto del reggimento. Dinanzi, a nord-est, si ergeva la mole imponente di Monte Cedrone, l’ultimo ostacolo per liberare Città di Castello e dilagare nella valle. Sembrava poco presidiato dai tedeschi, così un plotone indiano salì per il lungo pendio e resistette ad alcuni contrattacchi fino a sera, quando preferì ritirarsi, perché in posizione troppo vulnerabile.

Agli abitanti che con cautela presero a tornare nelle loro case si presentò uno scenario di devastazione: “Arrivammo così al centro del paese… il Monte era un pianto. I tetti delle case erano distrutti e i pavimenti barcollavano, le finestre non c’erano più. Il mio bel paesino era stato completamente distrutto! Scoppiai in un pianto interminabile quando entrai in casa e non vidi più niente di quello che avevo lasciato: tutto era stato distrutto, la confusione più completa riempiva le stanze della solitaria casetta”. Tutt’intorno il via vai di soldati di colore, la preparazione per la battaglia, il trasporto di feriti. 

Quelli del passaggio del fronte furono giorni terribili per tutta la popolazione rurale del territorio comunale. Dall’11 al 16 luglio morirono per le esplosioni delle granate 14 persone. Particolarmente drammatica la strage provocata da un colpo di artiglieria a Citerna di Monte Santa Maria Tiberina, presso Piantrano, alle ore 18 del 12 luglio. Persero la vita sette persone, tutti mezzadri: tre di esse – l’anziana mamma con tre figli – appartenevano alla famiglia Paradisi; due fratelli di 15 e 19 anni alla famiglia Vione Natalini. In quella prima metà del mese i tedeschi uccisero a colpi d’arma da fuoco altri tre uomini: Tobia Buzzini, di Marzana, e Antonio Pozzoli, di Fighille, durante il rastrellamento della zona di Monte Favalto, il 1° luglio; il colono Nazzareno Pelagi a Tocerano il 13 luglio.

In Monte Santa Maria Tiberina liberata, le autorità britanniche il 17 luglio nominarono sindaco provvisorio Aristodemo Roscini, fissando la sede comunale – contesa con Lippiano, l’altro cospicuo centro abitato comunale giù a valle – proprio nell’antico borgo collinare. Ma il 4 agosto diventava sindaco Guerriero Baffo, il comandante della banda partigiana dove avevano militato i “monteschi”. Di lì a qualche giorno 20 uomini della formazione consegnarono ai carabinieri le armi che avevano in dotazione, tra cui dieci moschetti, tre fucili, tre mitra Mauser e una mitragliatrice Breda. Altri partigiani, tra cui il vice-comandante Piero Signorelli, continuarono la campagna militare nell’Alta Valle del Tevere a fianco degli anglo-indiani come guide e nel servizio di pattuglia.

 

 

Per il testo integrale, con le note e i riferimenti iconografici, si veda il mio volume Guerra e Resistenza nell’Alta Valle del Tevere 1943-1944, Petruzzi Editore, 2016.