Il deposito botti di Rignaldello dopo l’incendio provocato dai tedeschi.
Interno del deposito botti di Rignaldello prima dell'incendio.

Le distruzioni belliche

 

Già il bombardamento del 23 gennaio 1944 aveva creato vasta inquietudine tra le maestranze: una delle tre vittime era proprio un operaio della Fattoria. Poi il panico provocato dai continui allarmi aerei e gli ulteriori bombardamenti indussero una parte cospicua del personale ad assentarsi dal lavoro.
Le folate distruttive della guerra investirono anche la Fattoria tra il giugno e il luglio 1944. Le truppe tedesche in ritirata presero in mano Città di Castello, occuparono lo stabilimento, saccheggiarono il “magazzino articoli vari” e la mensa e dettero alle fiamme lo stabilimento di Rignaldello: nel rogo bruciarono 20 mila quintali di tabacco imbottato delle campagne 1942 e 1943. I procuratori avrebbero poi riferito che si era corso il rischio di una devastazione totale e additarono alla pubblica riconoscenza chi aveva saputo evitarla: “Ogni sforzo venne fatto per impedire la distruzione del Magazzino di lavorazione, ripetutamente minacciata, e questo sforzo fu fruttuoso, specialmente per l’energico intervento del dottor Celso Ragnoni, pretore della città, che si era assunto il peso della amministrazione cittadina”.
La liberazione della città, il 22 luglio 1944, preluse all’immane opera di ricostruzione. Sergio Rossi avrebbe ricordato i meriti del direttore Dino Garinei: “Il giorno dopo l’arrivo delle truppe inglesi egli era già entro il magazzino a riorganizzarlo e a rimetterlo in efficienza”. Bisognava far riprendere al più presto la lavorazione dei 3.500 quintali di tabacco Bright della produzione 1943 sopravvissuti al saccheggio tedesco, incoraggiare gli agricoltori e i contadini a portare a termine la coltivazione e la cura del tabacco 1944, nonostante le enormi difficoltà del momento, e garantire “che quanto si fosse potuto ricavare dalla coltivazione del tabacco 1944 sarebbe stato a suo tempo regolarmente ritirato” per le operazioni di cernita e di imbottamento.
L’impegno della Fattoria per la ripresa produttiva dette risultati soddisfacenti. Infatti la diminuzione della produzione del 1944 rispetto all’anno precedente fu di circa un terzo, inferiore a quanto si temeva. Però anche la campagna 1945 prospettava molte incognite, per lo scarso rendimento dei semenzai in seguito alle avversità climatiche, per gli elevati costi del combustibile, per le difficoltà di irrigazione e per l’incertezza sui prezzi. A quegli agricoltori che finivano con l’essere allettati da altre colture, la Fattoria rammentò che sarebbe stato un “errore imperdonabile l’abbandono, sebbene parziale”, del tabacco e si appellò al loro “senso di civismo e di preveggenza”. Si ribadì inoltre il florido stato finanziario dell’azienda, che aveva ammortizzato tutti gli investimenti per gli impianti. Della Porta fu categorico: “La situazione della Fattoria è di una solidità incrollabile”.