Le difficoltà finanziarie di Lapi

Carducci avrebbe dunque dovuto consegnare la prefazione per l’aprile del 1894, ma i tempi erano destinati a dilatarsi. Infatti tutto rischiò di andare a monte proprio in quell’anno, quando lo Stabilimento Lapi, che, per quanto rinomato, soffriva di cronica carenza di capitale, si trovò in gravi difficoltà finanziarie. Se ne ha traccia anche nella corrispondenza tra Lapi e Carducci. A luglio l’editore insistette con il poeta per avere al più presto la prefazione, così da poter stampare subito il primo volume e “mostrare ai cattivi” che il suo Stabilimento non si trovava affatto in cattive acque; comunque dovette ammettere che, essendo ancora “assai incerta” la concessione di un sussidio ministeriale, venivano a mancare le condizioni per portare avanti il progetto.
Le disavventure finanziarie di Lapi dispiacquero a Carducci, che scrisse a Fiorini: “Caro Fiorini, io potei ora mettermi a lavoro. Ma trista novella viene dall’Umbria verde. È vero? Gli dei la disperdano. Ma io intanto non posso mettermi a un lavoro grave e geloso, se prima non sono affidato di sicurezza. Povero Scipione!”.
La burrasca che investì lo stabilimento tipografico tifernate si placò con la concessione di una moratoria dei pagamenti dovuti da Lapi e, in seguito, con la costituzione di una commissione di creditori che affiancò l’amministrazione aziendale a tutela dei loro crediti.

Così ebbe a scrivere su quel delicato frangente un altro influente protagonista, il senatore e storico Raffaele de Cesare: “La commissione per la moratoria Lapi, di cui ebbi l’onore di essere presidente, salvò lo Stabilimento da una catastrofe finanziaria, perché si riuscì a stabilire un concordato fra i creditori, e tenne il Lapi, contro il quale infuriavano le ire, alla testa della grande azienda tipografica”.