Reparti dell’Opera Balilla Tifernate schierati sulla scalinata del Duomo.

L’apice del successo fascista

La guerra d’Africa comportò anche cambiamenti al vertice del Fascio di Città di Castello. A Tellarini, arruolatosi, subentrò nell’ottobre del 1935 Michelangelo Riccardini, un ex ufficiale decorato già appartenente al movimento nazionalista. Riccardini continuò ad assicurare una gestione politicamente moderata. Fu sua premura soprattutto ripianare il consistente disavanzo finanziario accumulato nella gestione del partito e, a suo dire, impedire “a chiunque e senza riguardo per nessuno di approfittarsi del pubblico denaro”. Accusò dunque settori del partito fascista di abusare dell’egemonia di potere acquisita, ma i suoi intenti moralizzatori furono vani. Avrebbe rievocato: “Mi dimisi perché profondamente disgustato dagli intrighi e dalle disonestà che subito rilevai. […] nonostante tutta la mia buona volontà vidi che non era possibile ottenere un soddisfacente risanamento morale dell’ambiente”.

Riccardini abbandonò la guida del Fascio nella primavera del 1937. I fascisti vollero allora valorizzare i reduci dall’Africa e divenne segretario Ivo Serafini: altri quattro reduci entrarono a far parte del direttorio. Anche il nuovo segretario del Fascio Giovanile, Facondo Andreoli, aveva combattuto in Africa.

In quell’ultimo scorcio degli anni ‘30 mancò una stabile leadership al Fascio tifernate. …

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